Sanità. Come prevenire le malattie cardiovascolari.
E’ partito ieri da Avigliano il progetto “Cuore”, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità con lo scopo di prevenire le malattie cardiovascolari, che di fatto sono nel nostro paese la prima causa di morte e la principale causa di malattie e di invalidità. Il progetto, inizialmente pensato attraverso il coinvolgimento dei medici di medicina generale, è partito grazie alla collaborazione dell’Avis, che sta offrendo un valido aiuto al servizio sanitario nazionale per diffondere la carta del rischio cardiovascolare, che ha già dimostrato una buona efficacia per invertire la tendenza nella crescita di queste malattie, ma anche un formidabile supporto alla salute dei propri soci. Il format partito ieri nella cittadina gianturchiana sotto la direzione del vicepresidente nazionale dell’Avis Genesio De Stefano, è il primo della provincia di Potenza e toccherà, con controlli che si ripeteranno ciclicamente sino a coprire tutti i donatori dai 39 ai 69 anni, tutte le 68 sedi Avis provinciali e coinvolgerà circa 10.000 soci. Il responsabile del progetto lucano, il dott. Archimede Leccese, cardiologo e cardiochirurgo dell’Ospedale San Carlo di Potenza, è coadiuvato nello screening da Carmine Palo e Vincenzo Bochicchio, tecnici di fisiopatologia cardiocircolatoria e da Mariano Telesca, infermiere professionale. «Il progetto – afferma Leccese – è stato validato dopo una serie di ricerche scientifiche italiane e sulla scorta di rapporti mondiali. Sino agli anni 80’ i dati e le ricerche si sono sempre basati su sintesizzazioni di rischi generici su fette di popolazione considerate a rischio. La grande novità del progetto Cuore, invece è quella di individuare il rischio individuale nei dieci anni successivi, intersecando i fattori di rischio consolidati dalla letteratura scientifica (fumo, obesità, diabete, ipertensione e stress, tranne la familiarità, che sarà nei prossimi anni affidata a studi genetici) alla propria personale situazione». I dati che emergeranno permetteranno di incasellare i volontari in percentuali di rischio al di sotto del 3% (da ricontrollare nei successivi 3-5 anni), tra il 3 e il 20% (da sottoporre a nuovi esami dopo un anno) e al di sopra del 20% (da rivalutare dopo 6 mesi) e aiutarli, attraverso consigli mirati, ad abbassare la propria curva di rischio, attuando una vera, reale ed efficace prevenzione. «L’obiettivo futuro - conclude Leccese - sarebbe quello sottoporre a screening tutta la popolazione. Sempre se ci sarà richiesta e avremo adesioni di volontari per allargare il progetto».
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13/05/2008 - autore: Sandra Guglielmi |
fonte: LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO |