L'Università di Napoli stava sperimentando la previsione degli eventi
Dopo il tragico sisma in Abruzzo lo scorso aprile e la polemica sull'allarme lanciato dal fisico Giuliani, la domanda che tutti si sono fatti è una sola: «I terremoti si possono prevedere?» Secondo gli scienziati la risposta è «no». Tuttavia ci sarebbe la concreta possibilità di sapere, con un anticipo che può andare da secondi a decine di secondi, informazioni circa il potenziale distruttivo di un terremoto immediatamente dopo la sua generazione, per allertare le aree potenzialmente a rischio prima che le onde sismiche distruttive le abbiano raggiunte e consentire l’attivazione di procedure automatiche per la messa in sicurezza degli impianti e delle infrastrutture, rendendo altresì più efficaci le azioni individuali di protezione antisismica. La Basilicata, situata insieme alla Campania nell'area sismogenetica dell'Appennino Meridionale che ha generato i maggiori terremoti degli ultimi secoli, è entrata a far parte di una rete sismica locale di accelerometri, l'Isnet (Irpinia Seismic Network, di proprietà del Centro di Analisi e Monitoraggio del rischio ambientale) connessa in telemetria con il Laboratorio di Ricerca in Sismologia Sperimentale e Computazionale dell'Università Federico II di Napoli, che monitorizza con un sistema di early-warning sismico, ossia di controllo ed elaborazione dei dati in tempo reale, lo scuotimento del suolo per finalità di protezione civile. Tra le 28 stazioni sismografiche funzionanti c'è quella di Avigliano, attivata da circa 2 anni. «Qualche giorno fa - ci ha raccontato il prof. Aldo Zollo, ordinario di Sismologia dell'Università partenopea - ci siamo resi conto che non recepivamo più i dati di tre stazioni sismografiche lucane e da un consegenute sopralluogo abbiamo scoperto che il generatore dell'impianto eolico che fornisce l'alimentazione elettrica alla postazione di Avigliano era stato rubato, causando l'interruzione del rilevamento dati in territorio aviglianese e della trasmissione dei dati di una vasta area del potentino, poiché dalla postazione situata nei pressi dell'Osservatorio astronomico sul Monte Carmine vengono trasmessi anche i dati rilevati a Vietri e a Bella». L'atto vandalico, sul quale stanno indagando i Carabinieri, oltre all'ovvio danno economico, questa volta di per sé esiguo (attorno ai 1000 €), mette a repentaglio la riuscita scientifica della sperimentazione e rappresenta un grosso, anche se non tangibile, danno per la popolazione per le importanti ricadute sociali che si potrebbero avere in caso di terremoto attivando le procedure di messa in sicurezza della popolazione. «Ci auspichiamo nell'immediato futuro - ha concluso Zollo - una maggior sensibilizzazione della popolazione e un maggior coinvolgimento degli organi preposti alla sicurezza del territorio nella protezione di attrezzature scientifiche che operano in progetti di interesse sociale».
|
28/01/2010 - autore: Sandra Guglielmi |
fonte: LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO |