Costata 20 miliardi di vecchie lire, utilizzata per pochi anni e ora chiusa per frane. Il Comune non ha i soldi per sistemarla. Politeia lancia una proposta.
Una strada, quella che partendo da Bancone di Avigliano arriva al cementificio di Avigliano scalo, costruita nel 1985-86 e dopo solo dieci anni chiusa al traffico perché inagibile, essendo i muri di contenimento franati in più punti sino ad ostruire la rete stradale a causa di difetti di progettazione e realizzazione. Una strada costata 20 miliardi di vecchie lire, finanziati con i fondi della cassa per il mezzogiorno, lasciata morire. Una strada di nessuno che il comune non ha alcuna possibilità finanziaria di ripristinare, considerato che il suo rifacimento e la messa in sicurezza costerebbero tra i 4 e i 5 milioni di euro, e che solo se fosse provincializzata o inserita nella tangenziale della città capoluogo potrebbe tornare a servire l’utenza, risarcendo i cittadini dell’ingente somma pubblica spesa. Una vita diversa, ma un investimento che rimane una cattedrale nel deserto, è quello della strada di San Vito. Il primo lotto, di 5 miliardi i lire, fu finanziato dalla regione e realizzato nei primi anni ‘90, mentre il secondo lotto, per un importo di 10 miliardi di lire, che da un lato avrebbe dovuto proseguire verso Baragiano e dall’altro, con una galleria sbucare nei pressi proprio della strada Bancone –Avigliano scalo franata, non fu mai finanziato dal massimo ente territoriale e i 5 miliardi già stanziati dirottati su un’altra strada. Una parte del percorso esistente e del progetto carezzato anni or sono viene recuperato da un pool di tecnici del centro studi aviglianese Politeia e inserito in una proposta più ampia che nasce dall’esigenza di risolvere il problema dell’isolamento di diversi centri urbani, facendo crescere una sorta di «città lineare» da Balvano, Baragiano, Ruoti, Avigliano, Pietragalla e Filiano, «che attualmente sono serviti da strade realizzate circa 50 anni or sono e che ad oggi non hanno avuto nessun miglioramento e adeguamento». «La mancanza di un’adeguata comunicazione tra le suddette aree – continuano – è tra le cause del degrado economico e sociale che da diversi anni si registra nelle nostre comunità». «Consapevoli che il progetto è molto ambizioso ed anche costoso – affermano i tecnici –, come la galleria che da sola costerebbe 18 milioni di euro, chiediamo che almeno una parte, ad esempio quella che dalla strada per Bancone sbucherebbe a Cappelluccia, risistemando per il percorso un tratto costato miliardi, venga finanziata, permettendo al grande flusso veicolare che ora è costretto ad attraversare il Monte Carmine o ad allungare per San Nicola, di avere un collegamento degno, del quale gioverebbero anche i rapporti e gli scambi con le frazioni di Avigliano che guardano al Vulture Melfese che in 5 minuti sarebbero collegati a fronte dell’attuale mezz’ora».
|
21/03/2010 - autore: Sandra Guglielmi |
fonte: LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO |