L'ANFITEATRO «BASSO LA TERRA» CON ANNESSI BOX AUTO «RIMANE SOLO UN DESIDERIO»

L'opera è prevista nel piano di recupero

Con una sola opera si riqualificherebbe una zona del centro storico dell’importanza di Basso la terra e si creerebbero parcheggi decongestionando l’area. E’ quanto affermano a più voci alcuni cittadini, associazioni e politici di minoranza aviglianesi parlando dell’Anfitea - tro previsto nel Piano di Recupero dietro il Campanile dell’ex Chiesa San Giovanni.L’area interessata, da poco divenuta interamente di proprietà comunale, prevede un doppio ingresso, da via Marchese e dalla sottostante via Sandro Pertini, con la realizzazione nella parte interrata dell’anfi - teatro di parcheggi. Tra quelli che maggiormente caldeggiano la realizzazione dell’opera c’è Unità Popolare, partito comunista di minoranza che ha ottenuto nelle elezioni appena conclusesi un consigliere, che ha inserito l’intervento nel suo programma, vedendolo come utile per «valorizzare gli aspetti culturali e artistici del centro storico» e l’associazione L’Abete. Su come si debba realizzare l’intervento, tuttavia, non ci sono identiche vedute: per il neoeletto consigliere Vito Fernando Rosa l’opera deve essere pubblica e la sua realizzazione deve essere affidata al comune, così da offrire agli utenti una vasta area parcheggio collettiva, mentre secondo l’as - sociazione culturale, non essendoci fondi, si potrebbe pensare ad utilizzare la legge Tognoli, che prevede la possibilità per i privati di costruire parcheggi pertinenziali esterni ai fabbricati realizzando nella parte sovrastante opere pubbliche.«Si possono prevedere – afferma Carmine Ferrara, presidente de L’Abete - tra i 20 e i 22 box auto, riqualificando un’area con investimenti privati di circa 450.000 euro, togliendo macchine dalle strade e riqualificando a servizio della comunità uno spazio abbandonato».«Inoltre – continua Ferrara - nelle adiacenze, a circa 50 metri in linea d'aria, vi erano due stele che sostenevano il cancello d’ingresso della tenuta della famiglia Corbo, la famiglia gentilizia più importante di Avigliano, smontate alla fine degli anni ‘80 per consentire l’edificazione di un villaggio residenziale. Nonostante la manifestata volontà da parte delle amministrazioni succedutesi e la richiesta di ripristino sia delle associazioni che di semplici cittadini, sono passati 20 anni e nulla si è fatto. Questi due Piloni hanno per gli aviglianesi un valore altamente simbolico in quanto emblema locale della civiltà contadina. Essi potrebbero essere riedificati all'ingresso del futuro anfiteatro, abbattendo i costi di ripristino e permettendo ai cittadini di vedere rialzati i simboli di una civiltà con l'auspicio che con essi si risollevano le sorti di un intera comunità».
07/04/2010 - autore: Sandra Guglielmi
fonte: LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

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