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AVIGLIANO - In merito alla "questione petrolio" interviene Renato Zaccagnino, presidente del circolo Nuova Italia A.I.Solzhenitsyn di Avigliano. “Sull'avvio delle operazioni di perforazione, da parte dell'Eni, alla ricerca di eventuali giacimenti nell'area compresa tra le località di Frusci (frazione di Avigliano), San Fele, Atella, Filiano e Pietragalla, è opportuno – dice Zaccagnino in una nota - muovere 3 considerazioni. La prima ha un carattere prettamente procedurale, e riguarda lo strumento giuridico-amministrativo che il governo locale utilizzerà per esprimere il suo parere, favorevole o contrario, all'inizio delle trivellazioni. Si avvarrà del silenzio-assenso o silenzio-rifiuto? In entrambi i casi, è opportuno che la formulazione del parere da parte dell'Amministrazione, data la rilevanza del tema, dovrà essere la risultante di un lungo ed articolato processo informativo, partecipativo, consultivo e di confronto che si esplicherà attraverso sessioni pubbliche del consiglio comunale, aperte agli interventi dei cittadini, delle associazioni e, soprattutto, esperti della materia. La seconda considerazione – sostiene ancora Zaccagnino - riguarda l'utilizzo delle eventuali royalties derivanti dall'estrazione del petrolio. L'amministrazione comunale sarà chiamata a non tergiversare, distratta da giochi di potere, nell'utilizzo di questo flusso finanziario e senza ripetere quanto fatto dai paesi della Val d'Agri che hanno impiegato mediamente solo il 20 per cento degli introiti petroliferi (dati pubblicati da Il Sole 24 ore). Il governo locale dovrà individuare, fin dall'inizio, le linee d'investimento ed impiego delle risorse finanziarie. Puntare sul completamento d’infrastrutture già esistenti o la progettazione di nuove compatibili con le esigenze reali della nostra comunità? Attuare strumenti incisivi di sostegno al reddito familiare? Ipotizzare finanziamenti a tasso zero per l'acquisto della prima casa? Incentivare forme d'edilizia popolare? Sarà strategico redigere un piano di sviluppo e le sue linee guida, al fine di evitare una distribuzione a pioggia delle risorse, vanificando in tal modo la loro efficacia. La terza considerazione che, a nostro avviso, resta la più importante e per la quale tutti sono chiamati a vigilare, riguarda l’impatto diretto ed indiretto sull’ambiente che l'estrazione del petrolio sortirà. In una prima fase, si assisterà ad un aumento considerevole del traffico derivante dal movimento delle autocisterne. Il sistema viario attuale non è in grado di sostenere tale incremento. Conseguenza logica, sarà un rapido deterioramento del manto stradale con il rischio per l'incolumità degli altri utenti. Altri rischi, remoti ma non impossibili, riguarderebbero la possibilità di inquinamento di falde acquifere e, in generale, la modifica determinante dell'assetto territoriale: un territorio già sismicamente sensibile. Inoltre, è opportuno ricordare i danni petroliferi avvenuti nel 1994 in Russia, nello stretto del Bosforo, ed a Trecate, in Italia. E non va dimenticato che il petrolio e la combustione dei suoi derivati contribuiscono per circa il 45% all'alterazione del clima globale in seguito all'emissione di anidride carbonica (CO2) in atmosfera. In conclusione, l'interrogativo chiave è il seguente: è strategico puntare su un sistema energetico, basato sulle sfruttamento di fonti fossili, che continua a provocare danni ambientali a livello locale e globale? Vi è la volontà di lasciare a nostri figli un mondo ancora vivibile”?
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09/01/2009 - autore: anonimo |
fonte: BASILICATANET |