Si ripete il pellegrinaggio di fede e devozione per la Madonna. Come da millenaria tradizione i cinti saranno portati a spalla
Col cuore pieno di devozione, saranno migliaia le persone che stamane accompagneranno il pellegrinaggio della Madonna del Carmine di Avigliano dalla piccola cappella eretta nel 1696 sulla montagnola che sovrasta la cittadina alle porte del capoluogo, nella quale la lignea effige della Vergine era stata condotta, come ogni anno, il 16 luglio, sino alla Basilica Pontificia minore. Alle ore 7,30 uno smisurato serpentone di uomini e donne di tutte le età seguirà, trepidante di fede e di speranza, la processione di Maria con in braccio Gesù Bambino interamente ricoperti dell’oro che nel corso degli anni è stato donato in segno di ex voto e venerazione. La stutua, custodita in una teca, sarà portata a spalla dai “fratelli” della Confraternita della Madonna del Carmine, istituita nella cittadina il 26 settembre 1896 con la proclamzione della Madre di Gesù protretrice di Avigliano. I membri della congregazione religiosa, vestiti con un saio con cappuccio simile per forma e colore a quello dell’ordine dei frati Carmelitani, nelle processione, che nel passato facevano a piedi scalzi a dimostrazione della loro fervente fede, porteranno, come di consuetudine durante tutto il tragitto del sacro corteo, anche uno stendardo azzurro, ammantato di stelle, con l’effige della Vergine. Numerosi i cinti, grandi costruzioni votive, dalle architetture complesse che rappresentano torri, navi, frontespizi di chiese o altarini, realizzati da esperti artigiani con candele a più piani, altri materiali decorativi e ornati con nastri colorati, fiori e immagini sacre, e i palii, insegne di forma triangolare in lino con l’immagine della Madonna ricamata in oro, offerti alla Vergine in segno di devozione, voto o richiesta di grazia sia da singoli fedeli che da paesi che partecipano al rito, che anche quest’anno accompagneranno il ritorno della Madre di Gesù nella sua abituale dimora invernale. Le imponenti e pesanti costruzioni saranno, come da millenaria tradizione, portate a spalla durante tutta la processione dai giovani familiari del devoto che offre il cinto, mentre alle giovani donne della famiglia, che un tempo dovevano essere pure, è lasciato il compito di reggere i lunghi nastri colorati. In passato le giovani accompagnavano il pellegrinaggio con il canto: le rime delle invocazioni passavano da una voce all’altra creando un incrocio fra di loro nel cantare le lodi e gli inni dalla Madre Protettrice. Alcune manifestazioni devozionali e votive, che suscitavano tra i presenti intense emozioni, compenetrazioni e solidarietà di preghiere, oggi sono scomparse, come donne a piedi scalzi che, per tutto il tragitto delle processioni, procedevano con forti lamentazioni ritmate da pugni al petto, donne che attraversavano la chiesa sulle ginocchia o che strisciavano, in segno di grande umiltà, la lingua sul pavimento del sacro tempio. Intatta, invece, la tradizione canora e coreografica della processione, con la presenza appunto dei variopinti e imponenti cinti e l’intonazione spontanea di canti della tradizione popolare ispirati alla fede, alla vera e propria «storia di amore e tenerezza -come ha scritto Don Peppino Stolfi ne I miei ricordi” - verso la Beata Vergine Maria, rubatrice di cuori e salvatrice con suo Figlio del genere umano». |
09/09/2012 - autore: Sandra Guglielmi |
fonte: LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO |