NEUROSCIENZE, OCCASIONE MANCATA

Il sindaco Summa: «Criticità di ordine economico ne hanno allontanato la fattibibilità»

Era il 2007 quando l'Univesità degli studi della Basilicata, la Regione, la Provincia e il comune di Avigliano cominciarono a muovere i primi passi per la "Fondazione per le neuroscienze" che si sarebbe dovuta occupare di ricerca, dalla neurobiologia, al neuroimaging funzionale, dalla neuropsichiatria infantile e alle neuroscienze cognitive. Il luogo fisico in cui favorire un'interazione feconda tra i ricercatori internazionali che lavorano sul cervello sia in senso fisico che cognitivo era stato individuato in un'ala dell'ex carcere minorile della cittadina gianturchiana, struttura di proprietà della Patrimonio dello Stato spa (ora passata al Demanio), restaurata proprio in concomitanza con i primi germogli del progetto dell'importante Centro internazionale. Il comune di Avigliano, "a fronte dell'esigenza di dover trovare un locale per il centro di neuroscienze" stipulò, il 23 dicembre 2009, un contratto di locazione per poter usufruire di circa 1.500 mq dell'immensa struttura a 17.700 ? all'anno per 6 anni. C'erano dunque i locali, così come già erano pronte le planimetrie del progetto, c'erano (anche perché sarebbe impensabile che si sia avviata una così grande macchina sul nulla) anche i finanziamenti regionali che si sarebbero dovuti aggirare attorno ai 500.000 ?, erano state imbastite le relazioni internazionali essendo già pronto l'ingresso nel progetto di uno dei primi poli accademici nordamericani, la Duke University. Tutto sembrava pronto. O quasi. Lo stesso ex rettore Tamburro, che non era certo uno sprovveduto, aveva rilasciato a riviste di caratura nazionale dichiarazioni inequivocabili su come il progetto fosse da ritenersi già una realtà. Poi la sua improvvisa e prematura scomparsa e il centro di neuroscienze che si discioglie come neve al sole. Il nuovo rettore Fiorentino, interpellato dalla nostra testata nel 2010 sull'argomento, disse che il progetto del suo predecessore era al palo per un problema di finanziamenti e non di perdita di interesse da parte dell'Università. Ma che fine hanno fatto i soldi destinati a un progetto considerato assodato e attorno a cui si erano già spese risorse economiche e di tempo? E se prendessimo per vera l'ipotesi che i soldi non ci sono, perché non si è bloccata l'iniziativa prima che vi fossero impiegati tanto lavoro, tempo e denaro? Interpellato sulla questione del contestato canone di locazione inutilmente pagato da un ente con continui problemi per le sue casse, il sindaco di Avigliano, Vito Summa, ha spiegato che il comune ha rescisso il contratto di fitto in seguito alla constatazione dei problemi sorti attorno all'ambizioso progetto: «non è stato pagato, almeno dalla mia amministrazione, mai un euro di fitto». «Il progetto - spiega poi - è ancora in piedi e il comune, sempre interessato, ha anche fatto degli incontri col nuovo rettore. Una serie di criticità di ordine economico hanno allontanato, però, la fattibilità dell'opera». Sicuramente sia a livello locale che di governance regionale nessuno ha, ad un certo punto, più caldeggiato davvero un progetto che avrebbe permesso alla nostra regione di diventare il punto di riferimento per l'indagine scientifica, con importanti ricadute sui giovani ricercatori, che vi avrebbero trovato un luogo di formazione continua con laboratori e attrezzature all'avanguardia, sulla qualità delle prestazioni sanitarie nel territorio e sull'economia, in considerazione dell'afflusso di utenti che vi avrebbe ruotato intorno. L'ennesima occasione mancata per Avigliano, cittadina che nel corso del tempo è stata capace di perdere la centralità e il prestigio di cui godeva e che, ancora una volta, non è stata capace di puntare i piedi su un'opera che le avrebbe portato una grande visibilità e avrebbe permesso ad un'economia in stallo di vedere segni di ripresa. L'ennesima occasione mancata per l'intera Basilicata
02/10/2012 - autore: Sandra Guglielmi
fonte: LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

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