Storie di ordinaria burocrazia.
La carta d’identità rilasciata dai comuni di residenza e il tesserino con il proprio codice fiscale sono dei documenti autentici. Per la Banca d’Italia, tuttavia, non bastano per effettuare il riconoscimento degli utenti che si recano presso gli sportelli dell’istituto di credito centrale italiano. A denunciare le difficoltà di essere identificato per poter cambiare un titolo di credito emesso a proprio favore dall’Istituto per conto dell’Agenzia dell’entrate è un nostro lettore, l’aviglianese Rocco Romaniello, che ha voluto raccontare le peripezie dovute affrontare per quella che pensava dovesse essere una semplice e veloce operazione bancaria. «Mi sono recato - racconta Romaniello - alla filiale potentina della Banca d’Italia per cambiare un assegno per un rimborso dell’agenzia dell’entrate sul modello unico 2010. Per non attendere i giorni di conversione della valuta se avessi dovuto versarlo sul mio conto corrente, ho deciso di recarmi personalmente presso l’istituto che aveva emesso l’assegno. Giunto allo sportello il cassiere, dopo avermi identificato tramite la carta d’intetità e il tesserino del codice fiscale da me fornitigli, mi ha spiegato che non bastava e che avrebbe dovuto inviare un fax al mio comune di residenza per avere la conferma della veridicità dei dati riportati sul documento. La risposta, mi ha spiegato, sarebbe potuta arrivare da quel momento sino a 30 giorni, a seconda del tempo che gli impiegati comunali si fossero presi per rispondere e che quindi, se avessi voluto velocizzare ed avere delle certezze sul momento in cui avrei potuto disporre dei miei soldi (una piccola somma, voglio sottolineare) avrei fatto meglio a versare l’assegno presso la mia banca». «Mi è sembrata un’assurdità e mi sono immediatamente attivato per cercare di risolvere nella mattinata la situazione. Ho chiamato al mio comune ed ho parlato prima con un dipendente dell’ufficio protocollo e poi con l’ufficio anagrafe. Si sono messi subito tutti a disposizione (e li voglio ringraziare pubblicamente per la loro disponibilità e professinalità) e nel giro di un paio d’ore hanno rinviato in banca il fax con l’accertamento richiesto. Durante la mia permanenza presso la filiale ho visto decine di persone che arrivavano per lo stesso motivo e andavano via interdette. Intanto pensavo a mia moglie e mio figlio piccolo che avevo lasciato in macchina, al freddo, ad attendermi, perché non è facile raggiungere il centro storico, soprattutto in giorni di festa». Gli impiegati del comune, contattati dalla Gazzetta, si sono dichiarati anch’essi sorpresi dalla procedura messa in atto dalla Banca. «A cosa serve - ci hanno detto - rilasciare dei documenti autentici se poi bisogna fare ogni volta autenticazioni ad hoc?». Abbiamo chiesto spiegazioni alla direzione dell’istituto creditizio e il vicedirettore Raffaella Di Donato ci ha spiegato la posizione della banca. «Anzitutto - ha detto la Di Donato - stiamo parlando di titoli di credito simili agli assegni circolari, i vaglia cambiari. A parte la normativa anti riciclaggio, esiste una regolamentazione specifica per questi vaglia: per quelli di importo superiore a 5.164,57 euro può essere chiestola verifica dell’identità e tale limite è ridotto a 1.000 euro per i soli vaglia speciali emessi per il rimborso di crediti fiscali. I tempi di risposta della Pubblica amministrazione possono arrivare a 30, ma per velocizzare l’accertamento si può anche chiedere l’intervento di un notaio. Sono cautele messe in atto per tutelare i cittadini, e che ci danno un aggravio di lavoro, perché si sono verificate sottrazioni fraudolente di vaglia e riscossioni con documenti fasulli. La speculazione sulla valuta non c’entra nulla e l’iter da seguire non è deciso dalla filiale potentina ma dalla sede centrale». «Siamo profondamente rammaricati - ha concluso il funzionario - dei disagi che stiamo causando ai tanti che, anche da fuori città, arrivano per cambiare questi vaglia, visti quasi come un inaspettato regalo di Natale in questi giorni e in tempi di crisi come questa, e vorremmo far passare agli utenti il messaggio che c’è sempre la possibilità di chiamarci per chiarire qualunque dubbio. La nostra “maniacale” attenzione all’utenza non deve essere vissuta come una vessazione». |
13/01/2013 - autore: Sandra Guglielmi |
fonte: LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO |