"NON VOGLIAMO IMPORRE LE IDEE MA NEANCHE SUBIRE QUELLE DEGLI ALTRI"

Nella parrocchia di Avigliano si riflette sulla vita insieme a CL

AVIGLIANO – Dalla parrocchia arriva un monito, più che un invito: rispettiamo quelli che non la pensano come noi, ma vorremmo che anche gli altri rispettassero noi. Il tema è quello della vita e del confine, spesso sottile, che la separa dalla morte. Inevitabile, nella riunione organizzata l'altra sera dalla parrocchia e da Comunione e Liberazione, il riferimento al caso di Eluana Englaro, che tuttavia resta sullo sfondo. Il nome della donna di Lecco morta in seguito alla cessazione degli alimenti viene nominato all'inizio, solo quando si ricorda che questo incontro era stato programmato a novembre, quando la storia di Eluana era tornata nuovamente alla ribalta.Il parroco Don Salvatore Dattero, nell'introdurre il medico internista e direttore sanitario dell'ospedale “Piccole Figlie” di Parma, Giorgio Bordin, lo dice schiettamente. Com'è sua abitudine, ora che Avigliano ha imparato a conoscerlo, avverte: “Come comunità cattolica non vogliamo imporre il nostro punto di vista su questi temi, ma nemmeno possiamo subire quello altrui”.Ad Avigliano si riparte dal “caso” Englaro per aprire una riflessione sulla malattia, la qualità e la quantità della vita: temi al centro della tavola rotonda, sabato sera, intorno ai quali si è articolata una lunga riflessione del medico Bordin, collaboratore dell'Università di Milano Bicocca e pubblicista della rivista professionale “Journal of Medicine and the Person”.Nelle parole dello specialista, che ha presentato il catalogo della mostra esposta al Meeting di Rimini dal titolo “Misurare il desiderio infinito – La qualità della vita”, si fa riferimento al tema delle cure rivolte alle persone particolarmente malate, che “ci chiedono e vogliono continuare a vivere”, e poi al concetto di “qualità della vita”: un'espressione che nasconde ambiguità e paradossi. “Chi è che stabilisce la qualità della vita? Ognuno di noi, chiamato a muovere l'asticciola che separa il confine tra la vita e la non vita, la collocherebbe in un punto diverso da quello degli altri. E allora – avverte lo studioso - attenti a chi detiene il potere di decidere cosa è vita e cosa non è. Persone di potere che spesso sono mosse da interessi di varia natura”.Quindi occorrono regole, forse sì, in una fase in cui vi è “un'esplosione delle malattie croniche, a cui la scienza cerca di rispondere con studi e pubblicazioni sulla qualità della vita del paziente”.Punto centrale nelle terapie del malato, rivela Giorgio Bordin, è l'umanità del medico. “Spesso – dice – i medici non ascoltano più il malato, le sue richieste. Si va avanti con i protocolli, senza lasciare spazio al legame umano che dovrebbe essere alla base di un rapporto tra medico e paziente. Quindi un monito ai suoi colleghi medici: “Imparate a guardare negli occhi dei vostri pazienti, spesso si capiscono più cose da uno sguardo che da tanti esami”.
02/03/2009 - autore: Gianni Sileo
fonte: IL QUOTIDIANO DELLA BASILICATA

Back