Un tuffo nel passato di Avigliano nel ricordo di cinti bellici
Un carro armato di candele votive, decorate con terre e vernici, rigorosamente lavorato a mano con l’arte e l’abilità degli antichi artigiani aviglianesi. Era il 1942, festività della Madonna del Carmine. Anche tempi di guerra, di paura del futuro, di preoccupazioni per coloro che erano partiti sotto le armi. In ogni parte del mondo, spesso senza avere loro notizie. La devozione popolare Mariana che aveva nella tradizione dei Cinti, uno dei suoi ex voto principali si appello alla Santa patrona per ottenere la protezione e il ritorno dei cari sotto le armi. I cinti in bui anni bellici assunsero forme differenti, da piccole chiese divennero aerei, cingolati, navi a simbolo delle forze armate dove combattevano i familiari dei devoti. Domenico De Carlo, maestro elementare in pensione, aveva 11 anni ed era uno dei tanti ragazzini che dopo la scuola andava a “fare il garzone” in qualche laboratorio artigianale.Era abitudine per “far imparare il mestiere” e “toglierli dalla strada”. Domenico andava dal cugino maggiore , “Ciccio Titlat” , ebanista ed ha partecipato alla costruzione di quel carro armato di candele. “ La struttura era di legno” racconta “ poi si inserivano le candele bianche. Tutte le parti, compreso il cingolato, erano ricoperte di candele.” Un lavoro di precisione e maestria, dove ogni particolare era curato, rigorosamente a mano. Compreso anche la decolorazione. “ Tempi lontani e di miseria” scava nella memoria il maestro “ anche i colori venivano preparati da noi garzoni: miscelavamo le terre per dare il colore con le vernici per la lucentezza. Mica c’erano i colori già preparati. E bisognava stare attenti: prima si costruiva il cinto con le candele bianche e poi le decoravamo. Le vernici erano scivolose, bisognava prestare attenzione per non impiastrare il tutto. Non c’erano soldi e certo non si potevano ricomprare candele e terre.” I cinti erano anche l’occasione per mostrare l’abilità delle maestranze, delle botteghe, della propria arte. “ Gli artigiani ad Avigliano erano bravi perchè conoscevano le tecniche del disegno” spiega De Carlo “ Il comune organizzava corsi di disegno, tenuti da una professoressa toscana la Marchiò, molto brava. Disegno artistico e tecnico, tecniche di pittura, uso dei colori e tanto altro. L’artigiano a quei tempi era completo, questo era il segreto della maestria.” Una maestria che raggiunse livelli altissimi. Fra quei ex voto del 42 vi era uno enorme: La basilica di San Pietro. “ Lo ricordo, enorme, pesante con l’Obelisco in mezzo” racconta Domenico “ tutto con candele, anche il colonnato del Bernini. Era curato in ogni dettaglio.” Peccato che non sono state trovate fotografie di questa spettacolare Basilica in miniatura. La foto del carro armato di cera è del prof Filippo Bia e fa parte dell’archivio fotografico di Leonardo Lovallo. I cinti bellici furono costruiti fino al 1943, poi dopo l’armistizio dell’ 8 settembre, cambiò tutto, come ci dice il maestro De Carlo “ Alla miseria e ristrettezze si unirono anche la paura e la consapevolezza che tutto stava cambiando, ma senza sapere cosa sarebbe successo.”
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24/08/2009 - autore: Leonardo Pisani |
fonte: LA NUOVA DEL SUD |