Integrazione, inclusione sociale, solidarietà, multiculturalismo. Lemmi, parole, spesso slogan che periodicamente sentiamo, specularmente anche assistiamo a ciclici anatemi contro la società multietnica ed i presunti pericoli che comporta. Equazioni tra delinquenza e immigrazione, presunti attentati alla cultura italiana ed alle nostre radici. Forse la frase di Maria, istruzione superiore, appassiona di arte e pittrice per diletto, dà una chiave di interpretazione ad una possibile strada per l’integrarsi “ La Basilicata come la Moldovia è una regione calda, semplice e con gente ospitale”. Forse tante piccole e grandi incomprensioni, le diffidenze verso il diverso, sia esso italiano o straniero, l’incomunicabilità ed il chiudersi a riccio possono essere superati con il confronto. Appunto, “dialogando” questo lo slogan scelto da coordinamento Donne per un incontro sul tema della situazione delle donne straniere ed i loro problemi. Disposte a cerchio, simbolo di equidistanza ed uguaglianza, donne italiane, straniere e due ospiti la psicologa Antonella Pace e la sociologa Donatina Sabia, presenti per spiegare i servizi disponibili da parte del consultorio e dall’assessorato comunale alle Politiche Sociali. Il Coordinamento donne è da sempre impegnato in progetti per l’inclusione sociale dei nuovi “cittadini aviglianesi”, come Muraveinic dell’anno 2004, Parole e suoni d’Europa dell’anno 2005, Sapori d’Europa edizioni 2006 e Parole d’Europa (dialogare tra culture diverse) edizioni 2007 e 2008 e gestisce anche lo sportello polifunzionale dell’amministrazione comunale. “ Noi siamo il coordinamento donne” afferma la presidente Mimma D’angelo “ non coordinamento donne aviglianesi, quindi sentitevi a casa vostra e partecipate alle nostre iniziative.” Un invito semplice che è poi uno dei cardini di quella integrazione riuscita ad Avigliano, cioè l’associazionismo. Esemplare la storia raccontata da Daniela, da 10 anni in Italia, prima la “clandestinità” assieme al marito. Una storia di sfruttamento, anche un anno di lavoro retribuito solo con vitto e alloggio alla medioevale usanza e senza la tutela giudica per ottenere la dovuta retribuzione. La famiglia lontana, 3 figli che per anni non hanno visto i genitori, ma sapevano che “sono in Italia per favi stare bene in Romania”. Poi la sanatoria, il permesso di soggiorno e la nuova vita ad Avigliano con la famiglia riunita. Ora i tre figli vanno a scuola -con profitto aggiunge orgogliosa – e si sono integrati subito perchè da piccoli frequentavano l’associazione Spazio Ragazzi e giocando e divertendosi hanno imparato l’italiano e fatto subito amicizie. I maggiori ostacoli derivano dalla conoscenza dell’italiano le trovano, come sottolinea Alina, gli over 40 che hanno difficoltà ad imparare oppure stranieri con culture o lingue non europee. Resistenze culturali che si possono riversare anche sul rapporto genitori e figli nati o cresciuti in Italia, dovuti alle differenze di stili di vita e a modelli educativi difficilmente conciliabili, come fa notare la dott.sa Pace. “siamo qui per conoscerci” dice l’assistente sociale Sabia, in effetti, è lo spirito di “Dialogando” racchiuso in una frase: confronto, scambio, dialogo, fusione delle differenze. L’integrazione può essere difficile, ma è possibile ed è un processo che può essere solo aiutato collaborando assieme tra associazioni, istituzioni e cittadini, siano essi italiani o stranieri.