Chi si è avventurato, ne sono stati centinaia- negli oscuri vicoli dell’Avigliano ottocentesca, in quel sabato del 2010 ha viaggiato in una macchina del tempo speciale, reale nel sentire i suoni, gli odori, i rumori degli artigiani, grida di scolari e belati di agnelli. “ Dialoghi e Tradizioni”, rappresentazione vivente di un percorso di memoria che si stava dimenticando. Emozionare questo volevano gli organizzatori del Circolo di Nuova Italia di Avigliano, condividere la storia della comunità, far conoscere ai più giovani oppure a chi figli di emigranti come vivano i loro antenati. Quattro mesi di prova, oltre 50 figuranti, un intero quartiere “basso la terra” che ha contribuito spontaneamente all’iniziativa. Si percepiva l’anima, il calore, l’accoglienza di tutto il vicinato. Scene e quadretti di vita vissuta, di arti e mestieri, di giochi e scuola che fu. Dalla cantina Zaccagnino ove lo spettatore che assistito ad una passionale morra e gustato un tocco di prosciutto, tagliato all’antica maniera al suono ferreo dell’incudine di Nicola Summa, vero artigiano anzi artista della Valestra, lo scriviamo nella corretta grafia, il pugnale aviglianese che troppi imitano fuori regione chiamandola la Balestra. Arma da duello, arma da collezione con il suo manico ricavato da un corno di bufalo e la lama ricamata da incisioni a forma di Oliva. Antichi mestieri come il fabbro, il pastore, il locandiere, le antiche “medicine” ad odor di magia naturale come “lu cresc” tramite preghiere, scongiuri e formule si allontanavano malattie e forze negative. Una lettura storica del periodo del brigantaggio e della legge Pica che gli organizzatori hanno voluto dare in periodo di revival brigantesco il giudizio è negativo giudicandoli negativamente come bande di comuni delinquenti, infatti ricordano che l’attuale frazione “case bruciate” ha questo nome perchè fu assaltata e messa a fuoco in una loro razzia, uccidendo molti cittadini inermi. Nella scena del matrimonio, quando il padre accompagna la sposa, tra la musica e le canzoni interpretate dal gruppo folk aviglianese, mentre il corteo accompagnano i promessi, arrivano i briganti che minacciano armati. “Lu dazi già l’avimm pahat” abbiamo gia pagato le tasse, non accettiamo altre imposizioni da nessuno che sia Savoia, borbone o brigante, scoppia il tumulto ed i briganti sono sconfitti e cacciati. Un episodio interpretato per la scenografia ma realmente accaduto, quando Ninco Nanco tentò di impossessarsi di Avigliano, ma fu ricacciato dalla Guardia Nazionale e dai cittadini aviglianesi, episodio che fece avere un encomio speciale dall’allora Provincia di Potenza, documento ritrovato dagli organizzatori e letto alla fine della rappresentazione da un attore interpretava il sindaco del tempo.