OPERAZIONE «CARONTE» AL RIESAME
Le 22 misure cautelari dell’inchiesta dei carabinieri che due settimane fa ha portato all’operazione denominata «Caronte» reggono al Riesame. Ma cade l’accusa principale: associazione ai fini di spaccio.
I ricorsi presentati dagli avvocati Gaetano Basile, Mimmo Stigliani, Nicola Roccanova, e Leo Chiriaco
sono stati parzialmente accolti. Secondo l’accusa era stata sgominata un’organizzazione criminale dedita allo spaccio e al consumo di stupefacenti, soprattutto eroina, comprata a Napoli, Scampia e Secondigliano da appartenenti ai clan camorristici e rivenduta poi nell’hinterland potentino. La base operativa ad Avigliano, dove vive la maggior parte delle persone arrestate. Misure disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari Luigi Spina su richiesta del pubblico ministero antimafia Francesco Basentini. Un gruppo ristretto di tre o quattro persone veniva utilizzato per gli spostamenti, i cosiddetti «corrieri della droga»; gli altri, invece, per rivenderla, con un reclutamento continuo. Da qui il nome dell’operazione «Caronte». Ma per i giudici del Riesame sarebbero concreti solo gli episodi di cessione di stupefacenti, così come documentati dall’accusa. Niente associazione finalizzata allo spaccio. Ognuno per sé