AL CAMPO DI LAGOPESOLE NESSUN SUBAPPALTO
Caro Direttore,
continuiamo a leggere sulle prime pagine del suo giornale di un accostamento tra vicende, tuttora in corso di accertamento da parte dell'autorità giudiziaria, riguardanti affidamenti di appalti della Regione Basilicata, mazzette e la riqualificazione del "campetto" di Lagopesole. Scusi: ma che centrano gli impianti di riscaldamento della regione con la riqualificazione del campo sportivo di Lagopesole.
Voglio sperare che il suo giornale non si sia lasciato coinvolgere in una bega, tutta paesana, alimentata da un sedicente comitato anonimo ispirato da qualche signorotto della carta stampata, che sta usando ogni mezzo per consumare una vendetta nei confronti di un'amministrazione che è stata costretta a riqualificare un impianto fuori legge, convertendo uno dei quattro campi sportivi comunali in una struttura moderna con una piazza per l'accoglienza dei turisti, giardini e campetti attrezzati per i bambini.
Francamente trovo ancora più inquietanti le affermazioni fatte nell'articolo del 14/8/2013 dal titolo "L'irresistibile ascesa di Mecca", dove si fa riferimento a spartizioni di commesse tra imprese locali alle quali non avrebbe partecipato l'impresa Mecca, che sarebbe riuscita a ritagliarsi uno spazio tra i fornitori e subappaltatori.
Dovendo smentire tale ricostruzione, destituita di ogni fondamento, tengo a precisare che allo stato attuale nella esecuzione dei lavori del campo sportivo di Lagopesole non è stato autorizzato nessun subappaltato, seppur possibile nei limiti e nei modi previsti dalla legge.
Sarebbe bastata qualche verifica per evitare il coinvolgimento di Avigliano in una campagna calunniosa, con una commistione di inesattezze e di errori tutta da approfondire.
Ad ogni buon conto, in attesa che l'autorità giudiziaria accerti fatti e responsabilità e nel rispetto della preziosa funzione che il mondo dell'informazione ed il suo giornale svolgono, sento il dovere d'ora in poi di tutelare l'immagine e la onorabilità della amministrazione e della comunità che rappresento, valutando l'opportunità di ogni utile azione tesa a ripristinare la verità dei fatti.
Questa terra ha bisogno di cambiamenti profondi e di un vento nuovo capace di rimuovere le tante incrostazioni sedimentatesi nel tempo, e tra queste anche il collateralismo giornalistico che rischia di inquinare, irrimediabilmente, la vita pubblica e civile delle nostre comunità.