TEMPO DI PRIMARIE – BASILICATA IN LIQUIDAZIONE
Notizia in liquidità. Dimissioni. C’è chi si dimette e chi, invece, si moltiplica ‘pro domo sua’ le potenziali poltrone, per mantenerne almeno una. Il primo è chiaramente il Papa Benedetto XVI, il secondo è altrettanto chiaro: l’imprenditore-politico lucano, il capitano Benedetto Nicola uno dei candidati alle primarie per diventare governatore della Basilicata. Direttamente da La Nuova del Sud: “Habemus Capa, il governatore c’è”. Dio creò il cielo e la terra, e la Basilicata dell’apparire ha partorito il comandante Nicola Benedetto da Pisticci, quello “meglio di Berlusconi” che si sente il “nuovo Pisapia lucano”. Il più grande pregio del megalomane Benedetto è quello di non rendersi conto dell'immenso dono che possiede: solo “fatti e non parole”. Mentre a Roma si facevano le “pippe mentali” sull’IMU, il genio di un Benedetto aveva già tagliare l’aumento dei canoni irrigui. Quindi, acqua a volontà e l’economia della Basilicata è già salva! Domanda: se la storia personale del Cavaliere è quella di un palazzinaro, arricchitosi con soldi di provenienza incerta e grazie ai buoni uffici di Gelli e Craxi, legata alle televisioni e ai festini di Arcore, resta da chiedersi se il Benedetto lucano è meglio di Berlusconi vuol dire che è anche più egocentrico? Questa accoppiata mi fa venire alla mente una vecchia poesia, “L’asino e la cavalla”. L’asino Gino, decise di fare una passeggiata. Ad un tratto, vide una cavalla color scarlatto, bellissima, tanto da avvicinarsi e dirle: < >. La cavalla rispose: <>. Sì, vedessi come sta bene il nuovo abito del Benedetto, un amore! Certo, lo sappiamo tutti, a lui sta bene tutto: Forza Italia, IDV, Centro Democratico e, forse, qualcos’altro in futuro (non poniamo limiti alla divina Provvidenza). Però, cittadini, non avete idea quanto sia difficile trovare un abito elegante ed economico al Benedetto d'oggi. Oddio, una macchiolina! È indagato nelle larghe intese della “rimborsopoli” lucana. E vuole fare pure il Governatore. Mi appello All'articolo 16 del “Codice della vita italiana” di Giuseppe Prezzolini, scritto nel 1917, nel quale si legge che "l'italiano ha un tale culto per la furbizia che arriva persino all'ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in alto in Italia non soltanto per la propria furbizia, ma per la reverenza che l'italiano in generale ha della furbizia stessa".
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