RISPOSTA AL COMUNICATO STAMPA DEL GRUPPO CONSILIARE DI UNITA’ POPOLARE
Aveva ragione Socrate a dire: “saggio è colui che sa di non sapere”. Nessuno di noi è in grado di scrivere la risposta perfetta su come amministrare una città, semplicemente perché non esiste, come non esiste una verità assoluta, tutto è assolutamente soggettivo, soggetto a gusti, mode, realtà sociali esistenti, stati d’animo, ideologie politiche e via discorrendo. Però caro presunto “compagno” Vito Rosa di Unità Popolare, quando si parla di sdemanializzazione di porzione di area pubblica occupata dalla costruzione o da uso diverso ci troviamo sempre nella fattispecie di “occupazione illegittima”, inverso quando un cittadino, unico frontista, fa richiesta di acquisto. di reliquati stradali. Consentita la “buona fede” dell’occupante nel primo caso e della legittimazione a ricorrere alla trattativa privata nel secondo caso, la porzione di area pubblica occupata dalla costruzione o da uso diverso di cui trattasi potrebbe essere alienata al privato, con un contratto di vendita di carattere privatistico. Per questo, trattandosi di occupazione in buona fede del suolo anche comunale, si applica l’art. 938 del Codice Civile, onde il valore del suolo oggetto di cessione viene ad essere raddoppiato, ovviamente nel rispetto dell’art 828 C. C. ( Condizione giuridica dei beni patrimoniali). Se è vero che l’attività contrattuale delle autonomie locali prevede cha la scelta del contraente nei c.d. “contratti attivi” (come la vendita) avvenga di norma mediante asta pubblica, è pure vero che esiste una disposizione contenuta in un intervento legislativo di alcuni anni fa fatta dal ministro Bassanini, del centrosinistra, che ha attribuito agli enti locali la possibilità – a determinate condizioni – di evitare il pubblico incanto. Si tratta dell’art. 12 della L. 15.05.1997, n. 127, che così testualmente recita: “I Comuni e le Province possono procedere alle alienazioni del proprio patrimonio immobiliare anche in deroga alle norme di cui alla L. 24.12.1908 n. 783 e successive modificazioni, ed al regolamento approvato con R.D. 17.06.1909 n. 454, e successive modificazioni, nonché alle norme sulla contabilità generale degli enti locali, fermi restando i principi generali dell’ordinamento giuridico contabile. A tal fine sono assicurati criteri di trasparenza e adeguate forme di pubblicità per acquisire e valutare concorrenti proposte di acquisto, da definire con regolamento dell’ente interessato”. La norma è chiara e in base ad essa, i Comuni possono (a certe condizioni) dismettere cespiti del proprio patrimonio immobiliare anche a trattativa privata diretta. Condizione, però, che tale facoltà sia prevista da un apposito Regolamento comunale sulle alienazioni immobiliari. Tale Regolamento non si limita a prevedere i casi in cui è consentita la trattativa privata diretta, ma disciplina compiutamente le procedure attraverso le quali il Comune può alienare gli immobili (ed i diritti reali immobiliari) facenti parte del proprio patrimonio disponibile. Nel comunicato di risposta leggo “allegre” affermazioni del “consigliere” a giustificazione delle altre votazioni favorevoli di sdemanializzazione da me fatte rilevare con un articolo pubblicato sulla Nuova del Sud e su aviglianonline.eu, quali:
“(…) Ci sono piccolissime alienazioni dovute a stati di necessità come quelle di chi in fase di accatastamento del proprio fabbricato (spesso 1° casa) scopre che detta unità ricade in parte su suolo comunale e quindi va solo regolarizzata una situazione di fatto e preesistente ed in questo caso il gruppo consiliare di Unità Popolare non solo non si è oppone, ma vota a favore come continuerà a fare per i casi analoghi .” continuando a leggere: “Diverso è il caso della vendita di parti di Tratturi comunali che verrebbero interrotti nel loro vecchio percorso . Quindi non aree laterali (…) - “ (…) si deve porre fine a queste assurde alienazioni che non portano nessun vantaggio all’Amministrazione Comunale, ma che servono solo ad incrementare la schiera dei clienti . Nel caso del Tratturo di Via Borgo Coviello è risultato evidente che si erano assunti impegni con il richiedente (…)”. In conclusione, formulo due semplici domande al “saggio” consigliere di Unità Popolare sperando ( ne dubito) di ricevere due risposte:1) Quali vantaggi sta avendo l’amministrazione comunale e l’intera comunità per la mancata vendita dei locali dell’ex macello di Via San Biagio (vendita impedita per la 2° volta grazie a te)?; 2) Quale differenza c’è tra l’alienazione della porzione di suolo pubblico di mq 22,00 sul quale ricade una parte del fabbricato di proprietà di un cittadino occupata illegittimamente e quindi con concessione edilizia viziata e forse anche mal “sanata” con la Delibera di Consiglio N. 8 del 15 febbraio 2013 con la richiesta di alienazione di reliquati stradali (non più tratturo) in presenza di un unico proprietario di fabbricato frontista potenzialmente interessato all’acquisto a trattativa privata di mq 160 di via San Biagio per iniziare una nuova attività di ristorazione sicuramente utile per sè ma anche per la comunità aviglianese? È proprio vero che gli sbagli sono sempre iniziali, presunto “compagno” che hai l’ardire di concludere il comunicato stampa scrivendo: “
Chi sostiene il contrario fa solo una voluta opera di disinformazione e probabilmente per conto terzi .”. Ti rispondo che chi non conosce le leggi e le regole farebbe meglio a non fare il consigliere comunale perché così non fa altro che danneggiare terzi in buona fede. Per l’avvenire, Ti consiglio di leggere un libro di Cesare Pavese si intitola il “mestiere di vivere”, “Ciascuno ha la filosofia delle proprie attitudini”. La mia penna ha scritto sempre libera. La tua è viziata da incrostazioni ideologiche sorpassate da tempo. Oggi la vera forza del sindaco Summa e della sua giunta è ottenuta grazie alla manifesta incapacità dell’opposizione troppo attenta a guardare le pagliuzze e distratta dal passaggio delle trave sotto i loro occhi.