CONNESSI COL MONDO ISOLATI IN FAMIGLIA
Assalita dal buio terribile che oscura tutto, assalita dalla paura di non essere apprezzata perché non si è belli si annullano anche le prospettive di una vita ancora tutta da giocare. Così una giovane di appena 16 anni, lanciandosi nel vuoto ha deciso di ammazzarsi. La depressione uccide più del cancro. Non è un’esagerazione affermare che la depressione è una delle malattie più diffuse al mondo. Si ritiene che ne soffra circa il 15% della popolazione. Colpisce in particolare le donne, ma ne può essere affetto chiunque e a qualunque età. E nessuno s’interroga? Dio si gira sempre dall’altra parte. La famiglia contemporanea che trascorre il prima e il dopo cena, sempre più “connessi” fuori casa, ma del tutto “disconnessi” al loro interno. Una scuola che lascia soli chi ha veramente bisogno di aiuto una società che pensa alle cause di Berlusconi. Nessuno si accorge che il tempo ha davvero cambiato le cose, che internet ci ha resi più fragili, che le conseguenze delle azioni si fanno sentire e la paura travestita da depressione ha preso il sopravvento. Ci stiamo perdendo nel buco nero e se ti va bene ti rifilano tanto “protax”. Un tempo si dialogava e si era presenti nella sfera dell’altro e un malessere dei figli e lo si avvertiva e lo combatteva tutti insieme. Oggi con facebook, twitter, la chat, gli sms gli mms la distanza all’interno della famiglia si è accentuata. Tanti presunti amici virtuali, tanta solitudine dentro casa. Si vive in mondi talmente distanti tra loro, che hanno smesso di relazionarsi, mandando la società in tilt e facendo aumentare il fenomeno della depressione che se ti distrai ti uccide. La ragione di questa discordanza sta nel fatto che attorno al drammatico fenomeno si tende a costruire un invalicabile muro di omertà. Più che i suicidi, i tentati suicidi dei teenagers sono spesso negati, sottaciuti e camuffati, per essere classificati come semplici, seppur tragici, incidenti. In un articolo di una firma prestigiosa ho letto che: “Esiste una congiura del silenzio che avvolge e anestetizza il problema della decisione di farsi del male. Un silenzio fondato sulla vergogna: del protagonista in crisi, della sua famiglia, della scuola che frequenta. C’è chi tra gli esperti è convinto che non parlare delle forme estreme di disagio giovanile sia meglio: perché diversamente si finisce per istigarle, per creare voglia di emulazione, per scoperchiare il pentolone dove ribolle il disagio degli adulti, genitori e professori compresi. E chi invece sostiene «sulla base dell’osservazione scientifica» che affrontare e approfondire il tema dell’autolesionismo portato all’estremo tra i teenager vuol dire fare azione di prevenzione”. Oggi distratti da altro abbiamo annientato ed eliminato qualsiasi forma di protesta, una tastiera un monitor ci hanno condotto ad un progressivo allineamento della coscienza. Nel 1980, Marco Tullio Giordana, al suo esordio come regista, gira il film “Maledetti vi amerò”. Un film costruito sugli archetipi: potere, famiglia, amici, nemici, in cui l'individuo spaesato si guarda intorno e deve tracciare il proprio ruolo e non avendo alternativa si fa uccidere, dandosi un senso nella morte. Credo che la giovane suicida di Potenza abbia detto proprio questo. Per cui ridiamo valore alle parole nelle famiglie perché LE PAROLE SONO IMPORTANTI!