La croce? Non serve più a nessuno. Neppure ai cristiani. Toglierlo da una parete di una stanza istituzionale è una notizia che non fa più notizia, o almeno non fa notizia nel resto d’Italia, mentre nella provinciale Regione Basilicata diventa notizia da prima pagina. Solo i nostri neo consiglieri “magliari” della regione, di centro e un po’ di sinistra fino a destra, dopo la decisione del vicegovernatore della Basilicata Flavia Franconi che, forse pensandola come Ludwig Wittgenstein: "Non sono religioso, ma amo pensare religiosamente”, ha ordinato che fosse tolto il crocifisso dalla parete della stanza del suo assessorato, potevano insorgere, e ahimè lo hanno fatto con un’alzata di scudi, (ad iniziare da Vito Santarsiero per finire a Gianni Rosa) contro cotanto atto “blasfemo”. Ritenuto tanto disdicevole da far fare retromarcia anche allo stesso Vice Governatore che, a mio avviso sbagliando perché era nel giusto, ha fatto rimettere al suo posto il crocifisso per sedare una sterile e sciocca polemica. Le ragioni di tale gesto, spiegate dall’assessore, sono del tutto condivisibili rispettando il principio di laicità dello Stato. Principio che non venne esplicitamente enunciato nella Carta costituzionale del 1948. Per ovviare esso è stato ricavato in via ermeneutica dalla Corte Costituzionale: la laicità costituisce un “principio supremo” dell’ordinamento costituzionale e rappresenta “uno dei profili della forma di Stato” delineati dalla Costituzione italiana. Brevemente, si può riassumere il pensiero della Corte Costituzionale così: “il concetto di laicità implica non indifferenza dello Stato dinanzi alle religioni, ma garanzia dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione, in regime di pluralismo confessionale e culturale.”. Scuso i nostri politici “magliari” emeriti presunti “ignoranti” su ciò che dovrebbe essere un caposaldo del loro sapere. ma come si può scusare il giornalista Edmondo Soave della testata del TGR con la sua scorretta e invadente intervista all’assessore Flavia Franconi andata in onda nel telegiornale delle ore 14,00 del 13 gennaio 2014. Con una raffica di domante assillanti, senza né testa e né coda, tra l’altro escludendo all’assessore di spiegare in modo compiuto le motivazioni del suo operato, ha dimostrato la sua faziosità, con una supponenza di essere nel giusto che avrebbe fatto irritare anche Papa Francesco. Il giornalista, per il futuro, farebbe meglio a documentarsi, prima di sparare eresie, sul significato di laicità delle istituzioni espresso dalla Franconi. Caro giornalista della Tgr: ”L’idolatria non è l’uso delle immagini, ma il confonderle con quello che rappresentano: e in questo senso le immagini mentali e le astrazioni elevate possono essere più pericolose degli idoli di bronzo”. Non si può confondere la democrazia con la religione: intelligenti pauca.