GLI TIND’L’ SFLILANO PER LA CITTÀ
Non c’è Pasqua o meglio non c’è Quaresima senza Carnevale e non c’è Paese o Città senza la sua tradizione carnevalesca legata a fatti e usanze del proprio territorio. La tradizione del Carnevale è strettamente legata alla Pasqua, passando per il periodo di penitenza che precede la Resurrezione di Gesù, la Quaresima. Il Carnevale nasce infatti come l’ultimo momento di festa prima del periodo di digiuno e privazioni della quaresima. La storia ci racconta che il termine Carnevale deriva dal detto “carnem levare“, che indica il magro, la privazione della carne, che si osservava appunto in Quaresima. Senza dubbio il "Carnevale" è tra i festeggiamenti allegri più diffusi, infatti lo ritroviamo in tutte le regioni italiane con tradizioni che si stanno riscoprendo grazie alle associazioni culturali. Protagoniste assolute del Carnevale sono le maschere, il cui ruolo principale è spesso stato quello di scherno nei confronti dei potenti, ma anche di enfatizzare i vizi umani. Dopo la lettura del testamento del Carnevale, al quale vengono addossati tutti i mali del vecchio ciclo annuale, di solito si usa metterlo a morte. L'uccisione può avvenire per impiccagione o decapitazione ed è il momento culminante del dramma e dei festeggiamenti, ma la forma più usuale è quella del fuoco, ovvero la messa al rogo del fantoccio di Carnevale. Ovviamente ogni zona italiana ha almeno una maschera tradizionale che la caratterizza e non fa eccezione la comunità aviglianese, che da qualche anno, grazie alle associazioni culturali APS Terra (ben diretta dal suo infaticabile presidente Renato Zaccagnino sempre alla ricerca e alla riproposizione di vecchie usanze e tradizioni aviglianesi lasciate nel dimenticatoio dagli anziani e per nulla conosciute dai giovani di oggi), e le associazioni 5 sensi, Arci, Aviliart, Gruppo Folk Aviglianese S. Vito Martire e Tiritomma ha riscoperto la propria “carnevalità” con il ritorno della maschera tipica: “gli Tind’l” E’ una maschera questa caratterizzata da un semplice abbigliamento costituito da una giacca indossata al rovescio, pantaloni alla guascone, un grosso berretto o cappello e il volto truccato con il carbone e il sughero bruciato tipico dello spazzacamino per non farsi riconoscere. Quest’anno fa sapere Renato Zaccagnino, la rappresentazione si svolgerà il giorno 1° marzo a partire dalle ore 18,00 - le maschere, uomini e donne in uno scambio di ruoli, intonando il tipico canto dialettale “ Zizza zizza zizza, ràmm nanzè r’ sauzizza” invaderanno i vicoli e le strade del paese per bussare alle porte delle case e chiedere roba da mangiare preferibilmente salsiccia e “sorbossata” paesana, vino e pane. In caso di rifiuto delle richieste il canto dei mascherati continua gridando “ sé nun’ mè nè vuoi’ rà semp’ Z’RON taggià chiamà”, che tradotto significa spilorcio. La manifestazione chiuderà intorno alle ore 21,00 in Piazza Gianturco dove si eseguirà il “rito funebre” che sancisse la morte del carnevale e l’inizio della quaresima. Ovviamente il rito funebre consiste nel bruciare il fantoccio del carnevale ma soprattutto nell’apparecchiare tavola e così che tutti, maschere e spettatori, potranno assaggiare le cibarie tipiche del periodo. “Carnevale perché sei morto? “sauzizza e mier’”non ti mancava! Comunque Avigliano non ne fa un dramma tanto ritorna l’anno venturo”.