VIOLENZA DI GENERE SI MUORE
Il 2014 è quasi alla fine, e si sta avvicinando il 25 novembre,
giornata mondiale Onu contro la violenza sulle donne. L’augurio è che il 2015 sia l’anno della svolta, quello in cui il fenomeno endemico che mostra dati stabili, cominci a vedere un declino delle statistiche. La parola femminicidio che indica "qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuare la subordinazione e di annientare l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte", ha origini molto recenti. Solo nel 1992 Diana Russel, con il termine “femmicidio”, ha definito una violenza estrema da parte dell’uomo contro la donna «perché donna». Femnicismo è anche un neologismo nato per dire finiamola con ogni forma di discriminazione e violenza di genere. I numeri e le singole vicende ci raccontano di donne costrette a pagare con la vita la scelta di essere se stesse, e non quello che i loro compagni, gli uomini o la società vorrebbero che fossero. Una violenza che si compie quasi sempre all'interno delle
mura domestiche. Una vergognosa e macabra conta con una rapida escalation: Leggendo gli ultimi dati disponibili, il numero delle vittime, nel periodo che va da novembre 2013 ad agosto 2014 è stato di 144 donne. Ma, in pochi mesi, considerando i casi di settembre e ottobre scorsi, il numero delle vittime schizza a quota 152. A questo dato va aggiunto un sommerso che non conosciamo, e che mette i brividi. Ecco l'identikit del mostro che si aggira all'interno delle mura domestiche: un familiare, il più delle volte marito, laureato, di mezza età che all'esterno sembra un uomo "normale" e che invece uccide con un"profilo criminale" di tutto rispetto e per questo agghiacciante. Anna Costanza Baldry, docente di Psicologia giuridica, all’Università degli studi di Napoli sottolinea : “Abbiamo di fronte una persona che, quando commette il reato, è capace di intendere e volere. Solo nel 5% delle perizie, la causa dell’omicidio è riconducibile a una patologia”. Per la giornata del ricordo ha dichiarato il vicesindaco Antonio Bochicchio: “oltre la manifestazione, che non è fine a se stessa, la Città di Avigliano si deve porre come luogo di sensibilità costante contro ogni discriminazione. La strage delle donne che ogni anno si compie in Italia e nel mondo, è un problema culturale che riguarda tutti e che esige una risposta comune, una comune indignazione, un comune sentire affinché questa atrocità non passi sotto silenzio e perché alle parole seguano fatti concreti.”. Conclude il vicesindaco Bochicchio – che questo deve essere fatto dando più potere alla già omogenea e funzionante commissione pari opportunità, con una rete di servizi, istituendo un centro antiviolenza permanente partendo dall’applicazione della “Convenzione di Istambul” che è il primo strumento giuridicamente vincolante per gli stati in materia di violenza sulle donne e violenza domestica. La Convenzione ha visto la luce nel 2011, e contiene enunciate le misure per la prevenzione della violenza e per la protezione delle vittime, oltre a tant’altro”. Il femminicidio rappresenta l’espressione estrema e spesso la sola visibile della violenza sulle donne perché per comodità la nostra società pone uomini e donne in una relazione di disparità di genere. Per contrastarlo non bastano i cortei e gli appelli solo nella giornata del ricordo ma bisogna convergere su nuove forme di sensibilizzazione, partendo dai municipi che dovrebbero sollecitare indagini ad ampio spettro territoriale su questo fenomeno. Conoscere aiuterà a creare migliori politiche preventive perché la protezione della vita e della libertà delle donne non può essere dimenticata e disattesa.