AVIGLIANO III EDIZIONE DEL CONCORSO “NATALE IN VERSI”
Nell’ambito del cartellone di eventi natalizi organizzato dal Comune di Avigliano con le associazioni del territorio, chiusosi con la rappresentazione del presepe vivente a tema sul dramma che vivono le famiglie di oggi, a Lagopesole il 10 gennaio, si è svolta il 27 dicembre 2014 una manifestazione culturale di eccellenza degna di nota che ha avuto un grande successo: la III edizione del concorso “Natale in Versi” voluta dall’assessore alla cultura Anna D’Andrea e promossa dall’amministrazione comunale. Tutti più o meno siamo a conoscenza di una frase storica affissa a caratteri cubitali Sulla facciata del palazzo della Civiltà del lavoro a Roma Eur di cui per vergogna non cito l’autore dell’incipit che recita:” “Italiani un popolo di santi, poeti, navigatori, artisti, colonizzatori e trasmigratori”. Per i navigatori dopo la nave Concordia stendiamo un velo pietoso, così per i colonizzatori. Prima di classificare i poeti al primo posto metto i trasmigratori che di fatto alla fine sono anche santi e mi riferisco agli scienziati, i ricercatori, i volontari della protezione civile e di quelli in genere, gli operatori sociali, un elenco che non finisce ma continua con i lavoratori onesti e operosi. Ma quando si parla di poesie allora Avigliano con i suoi tanti poeti è il luogo giusto dove puoi vestire di parole le tue emozioni. Qui la casa della poesia non avrà mai porte chiuse perché la poesia è l’anima stessa degli aviglianesi. Vive nei giovani e negli adulti, tra gli intellettuali e i semplici e genuini cittadini e lo dimostra il fiume di poesie che è arrivato al concorso impostato su tre categorie: A) adulti, B) alunni delle scuole e C) poesie in vernacolo aviglianese. Degne di nota sono i versi delle poesie di Giorgia Belvedere, Angela Giordano, Carmen Lucia, e quella in vernacolo aviglianese di Annina Genovese. Ma, almeno per me, la poesia che leggendola e rileggendola, mi ha dato maggiore emozione (perché li troverò i miei quadri non dipinti, le mie poesie non scritte), è stata la poesia dal titolo scontato ma intenso “Natale” di Manuel Bochicchio. Una poesia sullo stile di Cecco Angiolieri che riprende un tema andato nel dimenticatoio, puntualizzando dei concetti che si possono riprendere per tornare a schiarire l’orizzonte della vita quotidiana di ciascuno e rinvigorire la speranza per un futuro più aderente ai bisogni reali evidenziati già con il presepe vivente. Qui la riscrivo lasciando a voi lettori ogni altro commento: “ sto pensando, per natale / alle persone che non sanno dove andare / senza casa, senza dimora / senza famiglia e che non lavora / se io fossi cibo dai poveri andrei /se io fossi un professore a tutti insegnerei / per dare istruzione a chi non la può avere / perché non può mangiare né bere / se io fossi ricco, metà dei beni che guadagnerei / in beneficenza li darei / strano che nel mondo c’è chi ha tanto e chi poco / chi abita in una villa e chi vicino a un fuoco / io sono fortunato perché ho tanti beni / che tanti bambini vorrebbero per stare sereni / tutti dicono che la povertà è da battere / ma come la battiamo se nessuno la vuole combattere? / almeno a natale aiutiamo le persone in difficoltà / per regalare loro un po’ di serenità.”