GIUDICE GERARDINA ROMANIELLO
Contattava la ex moglie tutti i giorni. In un anno i contatti telefonici accertati dagli investigatori sono stati oltre 2mila. Vito Sileo, 54 anni di Avigliano, non si è mai rassegnato alla fine della relazione con sua moglie. E lei, la vittima, è stata costretta a cambiare le abitudini di vita. Ieri Sileo (difeso dall’avvocato Gaetano Basile) è stato condannato dal giudice del Tribunale di Potenza Gerardina Romaniello a un anno e quattro mesi di reclusione. La sua ex moglie si è costituita parte civile (rappresentata dall’avvocato Cristiana Coviello). Secondo l’accusa la seguiva quando usciva di casa per andare a lavoro e le lasciava messaggi «dal contenuto farneticante e minaccioso» sul parabrezza dell’auto o nelle vicinanze dell’abitazione. E non si è fermato neanche quando ha appreso di essere finito sotto inchiesta. Era accusato di violenza in famiglia e di aver fatto lo scalpo a sua figlia. E per questo era finito agli arresti domiciliari. Aveva anche ottenuto il permesso di andare a lavorare. Ma gli investigatori hanno scoperto che l’attività lavorativa era solo «una copertura». E lo arrestarono. Sileo, nel procedimento di ieri, era accusato di «stalking». Era già stato condannato a tre anni e otto mesi per maltrattamenti, stalking e violenza sessuale (il procedimento è attualmente in fase d’appello). L’imputato attualmente è detenuto in carcere per un aggravamento della misura cautelare (era ai domiciliari, poi è stato accusato di aver minacciato un vicino di casa). Ieri mattina, dopo essersi ritirato in camera di consiglio, il giudice Ro-maniello ha deciso di condannare Sileo a un anno e quattro mesi di carcere. Nel processo d’appello il reato di stalking per Sileo è considerato dall’accusa «in continuazione» con quello del processo di oggi. Perché gli atti persecutori nei confronti della moglie non si sono fermati.