ACQUA BENE COMUNE DA VALORIZZARE E NON PRIVATIZZARE
La Basilicata si può considerare la regione italiana più ricca di acqua, tanto da cederne una parte alla vicina Puglia con un accordo di mutua reciprocità. Lo stesso territorio circostante Avigliano è pieno di sorgenti, ad alcune delle quali la cultura popolare ne ha attribuito qualità eccellenti o proprietà taumaturgiche, come alla Fontana Bona di Ruoti o alla fontanella di contrada Impiso: file di pensionati in attesa di riempire gli innumerevoli recipienti perchè miracolosamente sulfurea ma... risultata fortemente inquinata da infiltrazioni fognarie dopo averla analizzata; o ad un altra sorgente “minerale” che faceva dimagrire ma anch essa ricca di solfati e coliformi fecali. La fontana delle Civitelle e della Taverna ai piedi del Monte Carmine, che diventano non potabile con le prime piogge; dell’Occhin; la Funtanedda con le sanguisughe, appena dopo la chiesetta di S.Biagio; quelle di S.Vito e di Cascia: non potabili perchè sottostanti i pascoli e gli jazzi; l’acqua rossa ferruginosa di Piano di Brecce; del lavatoio del Pantano e quella di Spinamara sottostante l’area industriale. Spesso, qualcuno, si è illuso di renderle potabili asportandone il cartello con su scritto Acqua non potabile o cancellandone il non. In molti casi basterebbero dei piccoli interventi di risanamento alla scaturigine, una periodica pulizia e manutenzione dei bottini di raccolta per recuperare e valorizzare delle sorgenti ad uso pubblico storicizzato anche se ricadenti in fondi privati, per conservane la potabilità e la fruibilità pubblica. Eppure, già nelle Costituzioni Melfitane di Federico II di Svevia era vietato riversare sostanze inquinanti nella acque e gettare nei fiumi, ad almeno 400 metri dai limiti urbani, le carcasse degli animali. Inoltre: la fresca sorgente della Pietra del Sale, la fontana r Lamurése, dei Sette Pani, del Carpine di Possidente, dei Cacciatori, di Pantosizz, del Pilone, dell Acqua Bianca (ricca di calcio) al bivio per la Spinosa; i quattro pozzi inutilizzati sottostanti Serra Ventaruli; la sorgente di Santa Tecla: attuale meta di approvvigionamenti idrici familiari “alternativi”. Ancora: le acque termali dei “bagni” di San Cataldo, già noti nello studio”Statistico” del Regno di Napoli del 1811che ne classificava tre acque minerali ed una termale solforosa con temperatura alla scaturigine compresa tra i 18° e i 22 °C, funzionante fino al 1936 e successivamente dalla seconda metà degli anni 70 ai primi anni 80; o la più antica “balneum” villa termale di San Giovanni di Ruoti del IV secolo d.c.. Invece, l acqua erogata dalla rete idrica cittadina la si renderebbe più appetibile limitando la ipoclorazione ai casi di effettiva necessità, ed in prospettiva, magari tramite una proposta di legge popolare che preveda anche per i nostri acquedotti regionali l uso di raggi Ultra Violetti e/o l’ozonizzazione per la potabilizzazione, allo scopo di eliminare definitivamente la pericolosa clorazione e l inevitabile retrogusto che lascia nell acqua di rete. Inconvenienti, questi ultimi, che contribuiscono ad indurre i cittadini italiani a bere acqua minerale: il 51,16% perchè la ritengono più sicura dell acqua di rubinetto; il 34,88% perchè pensano che sia più buona; il 13,95% perchè la ritengono meno dura dell acqua di rubinetto. Eppure, prima di “abusare” nel consumo di acqua minerale in bottiglia, consiglio di confrontarne l etichetta con i parametri di potabilità di cui al D.L. 31/2001 e s.m.i., e con le caratteristiche chimico-fisiche dell acqua erogata nella rete idrica di Avigliano centro: Un giorno, quando le fontanelle nei quartieri e nelle strade, sia in ghisa che in pietra verranno ripristinate, valorizzate ed alimentate con l acqua priva di cloro e batteriologicamente pura, potremo riempire dei calici di acqua pubblica con i quali brindare e augurarsi vicendevolmente...a la salut. Andrea Genovese Legambiente Avigliano PS: DA OGGI SOLO ACQUA DAL RUBINETTO