MIO PADRE: IL MIO MAESTRO DI SCUOLA E DI VITA
Quest’anno ricorrono i cento anni dalla nascita di mio padre, Pietro Claps (1915-1994): nobile figura di educatore e di maestro elementare, che fece della scuola la sua seconda famiglia. Esempio per tante generazioni di ragazzi e maestro di libertà. Con energia, non disgiunta mai da un senso fortemente radicato di equità e di giustizia, simbolo dei veri valori, da comunista convinto sempre rispettoso degli avversari politici, come del crocifisso appeso alla parete delle aule scolastiche, imponendo (lui usciva dall’aula) ai suoi alunni di seguire con serietà l’ora di religione con i preti che si sono avvicendati nel suo periodo di insegnamento, (io, la mia ora di religione, la facevo con il grande e longevo Gesuita Don Peppino Stolfi). Eccezionale cultura, ma anche la dirittura morale e il carattere adamantino di un amministratore comunale di Avigliano (1952 - 1956) probo e responsabile, impegnato con coerenza e purezza di intenti al servizio della cittadinanza. Fondatore del centro UNLA di Avigliano, negli anni sessanta è stato il primo a creare i corsi di formazione professionale (dattilografi, disegnatori, taglio e cucito, preparazione dei concorsi magistrali eccetera). Una cintura dedicata agli altri. Questa è la sintesi della vita di mio padre in famiglia e mio maestro (non solo di vita) elementare dalla seconda classe (1965) alla quinta classe (1969). Il 17 gennaio 2015, cento anni fa nasceva mio padre che, per un destino beffardo, fra le mie braccia moriva nel pomeriggio del’11 gennaio 1994. Ricordo il suo dolce sorriso, che nascondeva la sofferenza patita, mentre ci raccontava della sua prigionia a Tobruch in Etiopia e la conoscenza con Aldo Moro, durante la seconda guerra mondiale, o della sua alunna, la Principessa Doria avuta all’inizio della sua carriera d’insegnante a Ruoti, o quando ci parlava della gloriosa URSS abbracciando la politica e la storia. Ricordo gli anni di angoscia politica tra il 1989 e 1991 e il suo intervento nella sezione del Partito Comunista di Avigliano, con dolore e con le lacrime agli occhi ma con altrettanta convinzione sostenne che, come la caduta del muro di Berlino, anche il PCI doveva cambiare non solo il nome, ma attraverso la "sostituzione dei fini" e, senza allontanarsi molto dal “centralismo democratico”, uscire fuori dal "guado" dove si era stagnato, ovvero sciogliere la tensione a voler governare senza riuscirvi e liberarsi da una posizione sempre a metà strada fra il potere e l’opposizione. Bisognava ammodernare il pensiero comunista sulla svolta della Bolognina. Il 3 febbraio 1991 il PCI viene sciolto e diventa PDS (purtroppo una svolta soltanto sulla carta). Il mio maestro, mio padre, un educatore lontano dai canoni di deamicisiana memoria, tanto simile al maestro Gianni Rodari, ha insegnano agli alunni di intere generazioni aviglianesi a vivere semplicemente con il suo esempio e la sua gioia, con un ideale di vita da condividere con lui. Il mio maestro non imponeva, ma nel rispetto della libertà individuale, conduceva per mano l’alunno senza lasciare mai nessuno dietro, sui sentieri della vita di adulto. Il mio maestro Pietro Claps indirizzava e non coercizzava (senza tralasciare qualche bacchettata di rigore), condivideva e non influenzava. Il maestro unico di un tempo passato, mio padre, ha lasciato una traccia indelebile nella storia della scuola elementare aviglianese, con la dignità e la professionalità che ha sempre avuto tenendo a mente con chiarezza le mete da raggiungere, tenendo sempre conto delle mutate esigenze sociali e, soprattutto, delle richieste educative, urgenti, del bambino di quel momento storico. Se è vero che il termine, “Maestro” deriva, dal latino “magister” (da magis, di più); in ebraico maestro è “rabbi”, che significa “grande” ed in sanscrito “guru”, “pesante di dignità e prestigio”. Il maestro è, dunque, colui che guida, spiana il cammino; un compito delicato il suo, qualificato dalla piena partecipazione di ciò che insegna. Il vero maestro, infatti, è colui che prima migliora attraverso gli aggiornamenti pedagogici se stesso e poi indirizza il proprio intervento sugli altri senza mai sedere in “cattedra”. Questo è stato e questo ha fatto Pietro Claps in vita.
Così lo ricorda nell’Almanacco Aviglianese “iuorne pe iuorne” del 2011 "dedicato alle “Maestrie tra aule e botteghe”, un suo alunno del 1954 che è voluto rimanere anonimo per non fare torto ai suoi compagni di classe:
T’AReCUORDe...
“Non so per quale precisa ragione quando penso al '900, esso si incarna in un uomo tutto di un pezzo.
Non transigeva sullo studio Pietro Claps, il mio maestro.
Aveva ereditato dall'Italia ottocentesca post-unitaria quel senso di dovere, di etica, di impegno, di responsabilità, necessario per la crescita della giovane nazione italiana. Il tempo scolastico dedicato all'educazione musicale aveva due capisaldi: il Fratelli d'Italia e il Fischia il vento e urla la bufera. Maestro per missione, come tanti anonimi insegnanti del suo tempo.
E il rispetto che incuteva in noi, nei nostri padri e nelle nostre madri traeva origine da quell'”umile Italia”, virgiliana e pasoliniana nello stesso tempo, ove persino le periferie delle grandi città trasudavano ancora di uno spirito contadino fatto di ritmi stagionali e di leggi patriarcali inviolabili.
È stato una guida per me, per noi: pilastro di un percorso di formazione che ha forgiato la mia mente per le successive sfide della vita, delle quali sempre chiedeva il rendiconto negli occasionali incontri in paese.
Le domeniche e nelle feste importanti aiutava il cognato nella biglietteria del cinema Lux.
Era il nostro Caronte.
Ci traghettava nei giorni feriali verso la concretezza del reale, in quelli festivi nella volatilità dell'immaginario.”
Un allievo del 1954