IL TEATRO COME RINASCITA PERSONALE
POTENZA - La compagnia teatrale "Stabile Assai” è andata in scena nel Teatro Stabile di Potenza con uno spettacolo dal titolo “Un amore bandito.” E fin qui - a parte la casuale omonimia tra il gruppo teatrale e il noto Teatro lucano intitolato al musicista potentino Francesco Stabile - il concetto di stabilità è enfatizzato dagli stessi protagonisti della rappresentazione teatrale: detenuti ed ex detenuti del carcere romano di Rebibbia che dal 1982, anno di esordio della Compagnia, hanno trovato nel linguaggio teatrale un canale di comunicazione con la società scevro da pregiudizi e una forma di riscatto nei confronti della vita. Ritrovare un equilibrio in una dimensione teatrale dal carattere educativo significa trasferire un messaggio importante, e favorire un processo di im-medesimazione in quanti si trovino a vivere in situazioni analoghe. Lo spettacolo conclude un ciclo di rappresentazioni sulla storia del brigantaggio iniziato nel 2000 con la realizzazione dello spettacolo ‘"Carmine Crocco, un brigante del Sud“, e proseguito nel 2013 con “Una storia bandita” in scena al Teatro Golden di Roma. I protagonisti di “Un amore bandito” sono Michelina Di Cesare e Francesco Guerra, due ribelli accomunati dai medesimi ideali nel Mezzogiorno del periodo postunitario. La tappa di Potenza segue la rappresentazione dello spettacolo nella Casa Circondariale di Melfi e Potenza, e anticipa la messa in scena dello stesso nella Casa Circondariale di Matera. L'iniziativa gode del supporto e della fattiva collaborazione del Comitato di Basilicata dell’Associazione italiana cultura e sport, e del Ministero della Giustizia. «Il teatro e la cultura sono fondamentali per la rinascita personale - ha detto Antonio Turco responsabile della compagnia “Stabile assai” - siamo un modello di riferimento per gli altri detenuti, pensare che esistano riferimenti positivi agevola il cammino per il reintegro sociale. I detenuti della Compagnia hanno quindici anni di attività teatrale alle spalle, e la peculiarità del gruppo è la messa in scena di testi completamente inediti legati al malessere sociale e alla condizione detentiva. Il nostro è un modo diverso di fare teatro. Vogliamo rappresentare l’identità carceraria con l’ausilio del linguaggio teatrale. I detenuti che ricevono attenzione e offerte non rientrano in carcere, mentre, se abbandonati a se stesse le possibili tà che commettano nuovamente reati sono alte.” Tra gli attori di “Un amore bandito“ ci sono Cosimo Rega e Giovanni Arcuri, interpreti principali di “Cesare deve morire” dei fratelli Taviani. La scenografia è stata curata da Salvo Buccafusca. Non mancano i modelli. Tutti possono farcela. Il successo può sconfiggere il pregiudizio.