TRENO-KILLER, IL PM PRESENTA IL CONTO
Per il manovratore che quella mattina era alla guida del treno che è entrato nella Sidepotenza uccidendo una persona la richiesta di pena è quattro anni di reclusione. Per gli altri imputati la Procura di Potenza chiede pene tra uno e sei anni. Oltre al manovratore sono imputati il dirigente del movimento e i responsabili del settore «Direzione movimento del Settore cargo» di Rete ferroviaria italiana Spa. Sono accusati di disastro ferroviario e omicidio colposo. Ma sono accusati dai giudici della Procura di Potenza anche di aver «mantenuto la tratta ferroviaria in una costante situazione di pericolo». La vittima è Giuseppe Santoro, un operaio della Siderpotenza che si è trovato al momento sbagliato nel posto sbagliato. I vagoni che entrarono a tutta velocità nello stabilimento siderurgico lo travolsero, uccidendolo. A oltre sette anni dall’incidente la famiglia Santoro attende giustizia.La prima udienza davanti ai giudici del Tribunale di Potenza si è tenuta esattamente due anni fa. Il processo di primo grado volge al termine dopo due anni esatti di istruttoria. Un'istruttoria fitta di testimonianze. Donato Romaniello, 52 anni, di Avigliano, l’8 agosto del 2008 era il manovratore del convoglio tipo «cargo». Secondo l'accusa «ha effettuato le operazioni di manovra del treno merci da solo, contrariamente a quanto stabilito dalla normativa di sicurezza». Giuseppe Calabrese, 59 anni, di Grassano, «sbloccò - secondo la Procura - il binario, consentendo l’inoltro del convoglio». Giuseppe Paglialonga, 51 anni, di Bovino, in provincia di Foggia, Giuseppe Paciello, 38 anni, di Carapello, provincia di Foggia, Emilia Mecca, 63 anni, di Potenza, Vito Mecca, 58 anni, di Avigliano, Antonio Moles, 57 anni, di Calciano, e Michele Peluso, 38 anni, di Foggia, si occupavano del movimento di Rfi quella mattina. Secondo l’accusa avrebbero contribuito a «mantenere sotto costante pericolo di disastro ferroviario la tratta ferroviaria Potenza centrale-Sidepotenza ». In particolare, ricostruirono i carabinieri del comando provinciale di Potenza, gli imputati avrebbero "omesso, per il periodo luglio- agosto del 2008, ciascuno durante il rispettivo turno di servizio, di custodire nel posto del capo stazione, la chiave dello scambio, facendo sì che il binario e il cancello della Siderpotenza fossero sempre aperti». C'era quindi un problema di sicurezza su quel binario. E soprattutto su quello scambio. Il processo infatti si è concentrato su chi aveva le chiavi dello scambio e soprattutto su chi avrebbe dovuto controllare che tutto si svolgesse nella massima sicurezza. I difensori chiedono a gran voce di assolvere gli imputati. Decideranno i giudici del Tribunale di Potenza.