NON HO AVUTO PAURA DI METTERMI IN GIOCO
Dopo l’esperienza nella precedente consiliatura con l’incarico di assessore alla Cultura nella Giunta Summa, la D’Andrea è consigliera di minoranza dei Progressisti democratici. Abita a Giardiniera. Sposata, ha due figlie. Ragioniera commercialista con studio professionale a Sant’Angelo da circa 20 anni. Le piace scrivere poesie in dialetto aviglianese.
Le tue valutazioni sulle ultime elezioni amministrative.
I cittadini, secondo il mio punto di vista, hanno avuto paura di cambiare, di avere quello scatto di orgoglio e provare ad andare in una direzione nuova e diversa da quella verso cui erano abituati ad andare; è nell’indole umana rilassarsi e impietrirsi, accettando il certo, seppur limitato, per timore dell’incerto. E’ comprensibile in un clima di sfiducia e instabilità. Mimì Pace non era sicuramente un personaggio nuovo al panorama politico aviglianese ma, secondo me, avrebbe avuto negli approcci e nel modo di fare, una spinta diversa e nuova verso il nostro territorio.
Come spieghi la scissione del PD nel comune di Avigliano?
La scissione nel Partito Democratico è avvenuta soprattutto perché all’interno di esso ci troppe correnti, molti modi di pensare, che indubbiamente arricchiscono il partito ma, d’altra parte, se non sapute gestire in un percorso unitario procurano danni difficili da ricucire. E poi vecchie logiche e vecchi retaggi che fanno fatica ad essere superati! Con la giunta guidata da Vito Summa credo di aver dato il massimo di ciò che potevo dare in quel tipo di ambiente, con quel tipo di approccio, con quel tipo di logiche. Per me l’impegno profuso ha avuto un riscontro minore rispetto alle energie impiegate, pensavo di poter contribuire con maggiori risultati in una situazione diversa, con persone diverse e penso di averle trovate in quello schieramento ma, ahimè, non ho potuto sperimentarlo come avrei voluto . Non ho avuto paura di mettermi in gioco, tanto più che il gioco è stato leale e corretto attraverso il percorso nel mio partito che ha preceduto la mia candidatura nei Progressisti Democratici per Avigliano.
Non ho nulla contro la vecchia amministrazione, anzi li ringrazio per questa esperienza che mi ha aiutata a crescere come persona prima di tutto e a confermare ancora di più la mia idea della politica, di quella politica che sogno per il mio territorio e per la mia gente, ma le regole e la partecipazione popolare per me sono al primo posto. Le soluzioni calate dall’alto non mi sono mai piaciute! Oggi il Sindaco è stato legittimato da una volontà popolare, unico risvolto positivo di questa vicenda, aldilà dei risultati che mi possono piacere o no, che rompe alcuni schemi, scompagina carte, non lascia decisioni sul futuro aviglianese “ad altre stanze”. Sicuramente questa scissione ci ha penalizzato, perché il cittadino ha visto nei due schieramenti del PD solo lotte interne e non ha compreso bene la natura del nuovo schieramento. E’ il rischio che corre chi osa e io ne sono la prova, perché in tanti hanno pensato ad un mio tradimento verso la vecchia giunta, ma io non la vedo così, perché ho fatto un percorso nel coordinamento cittadino del PD ove la maggioranza aveva dato fiducia ad un nuovo candidato sindaco. Io ho seguito la maggioranza , è l’altro schieramento che ha deciso di andare per conto suo. Sono stata con la precedente amministrazione, fino alla fine, con lealtà e correttezza, come promesso in quel “famoso” 17.04.2010 al nostro insediamento, assumendomi responsabilità , portando a termine gli impegni assunti e subendo anche offese da parte di chi lo trovava indecente . Se si è chiari e corretti con tutti , io non vedo alcuna indecenza !
Adesso che sei all’opposizione, pensi che sia possibile realizzare i vari punti del vostro programma?
E’ ancora più difficile di quanto lo sia stato in precedenza, ma ci stiamo impegnando per costruire un’opposizione seria, basandoci su problematiche di un territorio vasto e complesso che desideriamo si sviluppi, ma soprattutto puntiamo su una “rivoluzione” nei metodi, perché alla base di tutto credo ci sia una carenza di valori. La politica ha perso credibilità e può riacquistarla solo se si mettono in campo persone oneste e serie , cercando di conquistare la fiducia che i cittadini hanno perso verso di essa. Entrando in politica sapevo bene di arretrare, di perdere dei punti, perché lanciandomi in questa nuova impresa, ero consapevole che il “pensare comune” è quello che “ chiunque fa politica lo fa solo per un tornaconto personale” . Non credo affatto sia così , credo ci siano tante persone serie anche in politica, come in tutti gli ambiti, ma bisogna recuperare il terreno perduto e lo si fa solo con azioni vere; di chiacchiere la gente è satura oramai!!! Ho cercato di fare questo, recuperare fiducia, spiegare, mettere sul piatto le mie difficoltà e quelle di un sistema che cigola , chiedendo aiuto a tutti, anche al cittadino, che coinvolto, sorprende! Mi sono basata sulle mie forze, senza alcuna presunzione, cercando di non sprecare inutili energie in futili rappresaglie.
Come vedi il futuro delle singole frazioni di Avigliano?
Il futuro di Avigliano, intero, lo vedo molto difficile, perché le frazioni sono parte di esso ma sono ottimista perché credo nelle persone e nelle loro potenzialità. Nonostante le distanze esistenti tra le varie zone, bisognerebbe puntare su ciò che ogni frazione può offrire, invece di continuare a dividerle come si continua ancora a fare. Dividere fa comodo a tanti! Le frazioni sono molte penalizzate rispetto a un progetto comune, ma credo che si possa fare tanto se si costruisce con pazienza una volontà e un impegno comune.
Pensi che ci siano, nell’attuale amministrazione, i presupposti per rivalutare le nostre zone rurali a rischio spopolamento? Ci sono progetti di investimento su queste zone?
Esiste, in effetti, l’emergenza spopolamento al quale si aggiungono le poche nascite e anche le scuole ne avvertono il problema. Le risorse sono poche ma credo che ci siano ancora i presupposti perché i presidi sul territorio si possano difendere. Nella passata legislatura sono stati intercettati finanziamenti che hanno permesso la messa in sicurezza dei plessi scolastici presenti sul territorio ma non vedo grosse programmazioni, lungimiranti, verso tutti i settori. C’è da fare tanto e tanto si può fare se solo le energie fossero convogliate nella giusta direzione e non verso personalismi, ripicche, vecchie faide e via discorrendo. Bisognerebbe sedersi intorno ad un tavolo con gli amministratori dei territori limitrofi e programmare, per esempio, un polo unico dove inserire un’istituzione scolastica fatta bene ove i nostri ragazzi possano formarsi per affrontare un futuro tutto da costruire e non giocare a “freca cumpagn” come si sta facendo adesso nel disperato tentativo di prolungare l’agonia di tutti. Moriremo tutti così! Se la politica imparasse di più a coinvolgere i suoi cittadini, spiegandone con onestà le difficoltà, loro comprenderebbero …è questo lavorare senza coinvolgimento che innesca nel cittadino meccanismi di sospetto e la paura di essere penalizzato o il timore dei territori di essere sacrificati in nome di chissà quali strani “giochi di potere”. Accanto a questo e con una politica di investimenti comunitari, da intercettare con l’aiuto di un buono staff, di una politica mentale e culturale diversa, anche il cittadino comprende di non poter avere tutti i servizi a portata di mano. Insomma , prima di tutto un rapporto onesto e franco con il cittadino!
Nelle passate legislazioni si parlava di un progetto di potenziamento del centro sportivo di Sant’Angelo. E’ ancora un’idea che si può realizzare?
C’è un finanziamento già approvato. Si stanno attuando le procedure di appalto che riguarda il campo sportivo di Sant’Angelo; ci sono 90.000 euro circa per coprire il campetto e renderlo più fruibile nel periodo invernale, per proteggere i bambini durante l’inverno. Penso che l’idea valga, valorizzando le specificità e le potenzialità di ogni territorio, donando a ogni zona ciò di cui ha bisogno: Sant’Angelo diventa un centro sportivo attrezzato , Possidente un centro commerciale e di servizi alla persona , a Lagopesole si potenzia il suo punto di forza che è indiscutibilmente il turismo, la città di Avigliano potrebbe puntare sulla valorizzazione della cultura giurista, dell’artigianato e dei prodotti tipici . Sono dell’opinione di valorizzare tutti i territori , perché ognuno di loro ha la sua peculiarità e seppur nella loro diversità possono tenersi insieme con un’idea di sviluppo variegata . I piccoli centri, poi, si adeguano perché sono consapevoli di non avere strutture adeguate.
Pensi che con i programmi della nuova amministrazione ci sia un futuro per i giovani che vogliono realizzarsi nel nostro territorio nelle attività commerciali?
Caratterialmente sono positiva e romantica ma credo bisogni irrobustire il sentimento di collettività che si è perduto, specie nei giovani, in un’epoca che ci spinge uno contro gli altri. Su carta si può scrivere tanto, ma con tante difficoltà di attuazione, legate soprattutto a “gabbie mentali” , ai punti di riferimento stabili ed agli esempi che mancano . Bisogna cercare investimenti, trovare dei punti d’incontro tra i giovani, creando gli stimoli giusti per invogliarli a rimanere o a ritornare , favorire la riduzione di tasse, ove è possibile, per i giovani e tutti coloro che hanno il coraggio di intraprendere una nuova attività. Occorre valorizzare il volontariato, che si può considerare un punto di forza del Comune di Avigliano, perché è anche grazie alle associazioni di volontariato che molte attività vanno avanti , si pensi all’Estate Aviglianese, tanto per fare solo un esempio .
Da un punto di vista d’investimento si può creare lavoro? E’ un punto primario per gli amministratori?
So che su Piano del Conte si sta riqualificando la zona del Lago e la vecchia Scuola . Le idee ci sono e ci sarebbe tanto da fare su tutto il territorio per creare opportunità di lavoro , però vedo un freno e forse ritorniamo sempre all’origine : cambiare prima nella testa. Ripeto bisogna creare uno staff adeguato che intercetti e segua i finanziamenti comunitari e di altri Enti che vengono banditi ma spesso non ci sono risorse umane sufficienti o sufficientemente qualificate per l’attenzione che necessitano. Certo che creare lavoro dovrebbe essere uno dei punti primari degli Amministratori, non dare lavoro per un periodo più o meno lungo a qualcuno, ma creare opportunità di lavoro attraverso uno sviluppo sinergico di tutto il territorio. Tutti noi, però, abbiamo un grande limite e una grande potenzialità allo stesso tempo : siamo esseri umani!!!
Sono solo idee o si cerca di concretizzarle?
Spero che si riescano a concretizzare le idee scritte nei bellissimi programmi che ognuno di noi sventola nel periodo preelettorale ma ci vogliono impegno e coraggio. Quest’amministrazione è nuova, sotto diversi punti di vista. Tante sono le persone giovani che per la prima volta si apprestano a fare gli amministratori e ci sono per questo difficoltà oggettive; non è certo una giustificazione, anche per me , ma prima di tutto ho dovuto rendermi conto di dove fossi e da dove cominciare , credo che per loro sarà identico se vogliamo essere, prima di tutto, onesti con noi stessi. In teoria tante cose si possono dire, la pratica è sempre di più difficile applicazione. Nella politica si amplifica tutto ciò che è nella nostra persona , ci si ritrova con un potere in mano che non tutti sono in grado di gestire , credendo che la “cosa pubblica “ sia “casa propria” e diventa difficile portare avanti i progetti, anche perché spesso ostacolati. L’amministrazione non è solo del PD e tutti sappiamo che per la vittoria elettorale 2015 sono state determinanti le altre forze politiche perciò, ancora più che in passato, gli altri partiti faranno valere le proprie ragioni. Tali divisioni si avvertono, come quelle territoriali, frenano l’attività amministrativa e dilatano tempi già sufficientemente lunghi e propri di un Ente pubblico , perché non si capisce bene dove finisce il ruolo politico e inizia quello più complicato e di grosse responsabilità di un amministratore di un Comune, in questo caso. Queste sono le maggiori difficoltà che ho riscontrato e ho provato a superare , devo dire, con qualche piccolo risultato di collaborazione che era solo l’inizio di un nuovo percorso. Per quanto ci fossero delle potenzialità, io mi sentivo bloccata dai sistemi, rallentata da quello che sono diventate la politica e la burocrazia. Il lavoro che svolgo nel mio ufficio privato, alle prese con scadenze continue, mi ha abituato a risoluzioni immediate e quei tempi dilatati all’ennesima potenza mi stavano stretti. Pur comprendendo le difficoltà di un Ente Pubblico, credo si possano ottimizzare i tempi ; Per i giovani della nuova amministrazione, io la vedo “dura” e qui sta alla capacità, a mio avviso, di un buon condottiero che ben conosce le dinamiche di un Ente , che ha esperienza e dovrebbe condurre la propria squadra verso la stessa meta: dovrebbe fare uno sforzo quasi sovraumano, trovando un equilibrio all’interno degli uffici, valorizzando e motivando il personale, creando armonia, la stessa che deve favorire con il suo direttivo e partire da una cosa principale che manca alla politica e cioè da un minimo di regole e criteri oggettivi che impedirebbero di essere tirati sempre dalla “giacchetta”, dando così una spinta maggiore all’azione amministrativa. Avendo vissuto in prima persona le difficoltà di tagli di trasferimento di risorse economiche ai Comuni e l’esiguità di quelle umane , non posso non riconoscere quanto sia difficile garantire servizi ad un territorio così complesso come il nostro.
L’amministrazione ha difficoltà oggettive a gestire e dare delle priorità a comunità così diverse nelle prerogative e peculiarità, ma ci sono esigenze comuni, banali come le pulizie delle frazioni, il ripristino di strade, la gestione della raccolta differenziata che, se fosse affidata a criteri anche di rotazione e in trasparenza, eviterebbe “stupidi” intoppi che di fatto ingessano l’Ente. Questo è parlare in piccolo ed è vero , ma come si può programmare e gestire il grande se non c’è una maturità da parte di tutti , amministratori e cittadini a risolvere i problemi più semplici ? Imparare a lavorare insieme, cercando di superare una politica che si è distorta attraverso il perpetrare di comportamenti errati , ridandogli la sua originaria finalità, nobile, di servizio . Per me il cambiamento reale può avvenire solo attraverso i cittadini, dopotutto sono loro che devono scegliere chi deve e può rappresentarli al meglio!
Penso che noi tutti abbiamo forme di campanilismo , più o meno accentuate, nel sangue, ma chi è chiamato a prendere decisioni dovrebbe sforzarsi di inquadrare e collocare il suo “orticello” in un contesto più vasto , in cui il benessere collettivo giova anche al singolo o a piccole porzioni di territori, senza necessariamente sacrificare l’eventuale progetto che lo riguarda se ritenuto valido secondo principi e criteri oggettivi.
Si dovrebbe avere la forza di sacrificare il consenso immediato in nome di qualcosa di più grande che comunque credo, in un lasso di tempo più lungo, ritorni anche in termini di numeri , perché la politica, per fortuna e a volte purtroppo, si basa anche su quello, ma bisogna chiedere e dare fiducia al cittadino che valuterà il lavoro svolto e allora il suo sarà un consenso più consapevole e non “barattabile” , non basato su un “favore” ma su un progetto , su un’idea. In questo sta l’impoverimento e il decadimento della politica che non è capace di offrire, quasi più, progetti comuni, servizi alla collettività e “costringe” il cittadino ad accontentarsi di chi risolve i problemi “spiccioli” di ogni giorno.
Chiarisco che risolvere problemi spiccioli non è reato, anzi , ma deve accompagnarsi anche ad altro e se non si ha la forza di fare questo salto da parte di TUTTI, continueremo sempre a lamentarci di ciò che noi stessi vogliamo e scegliamo. Essere amministratore, insomma, è molto complicato, specie da noi dove la figura dell’amministratore viene legata al luogo in cui dimora e deve fare l’interesse del posto, altrimenti il cittadino si sente tradito, esserlo di tutti lo è ancora di più , soprattutto quando fanno fatica a riconoscerti come tale, proprio perché legati culturalmente all’idea che ho appena espresso ….
Io sono corsa sempre dappertutto, dovunque fosse richiesta la mia presenza, a volte a prendere “ bastonate”, ma il mio primo obiettivo era quello, ed oggi rimane intatto in un ruolo diverso, di rappresentare al meglio chi mi ha permesso di rivestire un ruolo, dimostrando nel contempo a chi non mi avesse scelto, di poter essere garanzia per tutti!