BONUS BEBÈ, IL RADDOPPIO NON BASTA
L’annuncio del Ministro Lorenzin - il Governo ha all’esame il raddoppio della quota mensile per il primo figlio, portandola cioè a 160 e a 320 a seconda della soglia di Isee, mentre dal secondo in poi l’aiuto non resta lo stesso, come avviene adesso, alle famiglie andranno rispettivamente a 240 e 400 euro – è positivo ma non basta a risollevare uno dei più bassi livelli di natalità che detiene la Basilicata (7,3 per mille, con la provincia di Potenza ancora più basso). Lo evidenzia una nota congiunta Uil e Uilpo Basilicata sottolineando che nel 2015 si è registrata una riduzione del numero di figli per donna, sceso a 1,29. Possiamo permetterci, in un periodo di crisi generale, di fare un figlio? A questo interrogativo le donne Uil spiegano che ad oggi l’offerta complessiva di asili nido è pari a 9241 strutture, di cui 41,9% pubbliche (pari a 3869) e 58,1% private (5372). Ciò, tradotto, significa per assurdo che ogni asilo nido dovrebbe accogliere 226 bambini. È chiaro quindi che nel nostro Paese, nonostante la bassa natalità, c’è una forte insufficienza di servizi all’infanzia. E la sfera economica rende più complesso il quadro: il costo medio nei nidi pubblici è di 311 euro mensili che incide per il 12% sul budget familiare, con un aumento del 2,4% rispetto a tre anni fa. A questo costo, va aggiunta anche la spesa che ogni famiglia deve sostenere per il primo anno di età del bambino - dalle visite mediche alle pappe, dal latte artificiale (se serve per l’allattamento) ai pannolini a cui aggiungere lettino, carrozzina, passeggino, biberon, fasciatoio, medicine, vestiti e calzature - che può andare da 6.809 fino a 14.582 euro. Il nostro Paese deve necessariamente invertire il trend in atto e attuare interventi incisivi a favore delle politiche per la famiglia e per un welfare efficace, investendo risorse certe e strutturali, per permettere ai genitori, in particolar mo do alle madri, di far fronte alle esigenze di vita personale e lavorativa. Tutelare la maternità e la scelta di diventare madri è un valore da difendere, tutelare e valorizzare per la crescita dell’intera società. Quanto al bonus bebè oggi e fino al 2017 è riconosciuto ai nuclei familiari che hanno un Isee inferiore a 25mila euro all’anno e a quelli che lo hanno più basso di 7mila. L’anno scorso sono state 330mila le coppie che hanno ricevuto il bonus. Di queste 245mila hanno avuto il contributo da 80 euro al mese e le altre da 160. Per avere un’idea del significato delle soglie, si stima l’Isee da 25mila euro sia quello di una coppia che guadagna 45mila euro lordi all’anno, vive in una casa con una rendita da 600 euro, ha un mutuo per 50mila euro e nel conto corrente ha 15mila euro. L’indice è infatti legato al reddito ma anche alle eventuali proprietà e pure ai debiti e al numero di componenti del nucleo familiare.Alla luce di tutte le considerazioni, le riflessioni e i dati discussi, il Dipartimento Pari Opportunità e Politiche di Genere UIL ha presentato alcune proposte: 1. Congedo obbligatorio anche per il padre di almeno 15 giorni e non solo di due, come previsto dall’attuale normativa; 2. Più risorse per i servizi per la prima infanzia: a. più offerta pubblica che privata (al momento l’offerta di asili nido pubblici è pari al 41,9% a fronte di quelli privati pari al 58,1%), b. abbattimento delle tariffe degli asili, almeno del 10%, con possibilità di detrazione ai fini della dichiarazione dei redditi al 50% (ad oggi invece si può detrarre solo il 19%), c. misure di sostegno economico per l’acquisto di beni per il primo anno di vita del bambino (ad oggi fino ai tre anni del bambino viene concesso soltanto un sostegno economico pari a 80 euro mensili con il bonus bebè), d. misure di sostegno economico per l’acquisto di servizi per la prima infanzia (asili nido o baby sitter) estesi almeno ad un anno di vita (attualmente con il voucher baby sitting sono previsti solo 6 mesi); 3. Destinazione dell’8 per 1000 per aumentare i servizi per la prima infanzia; 4. Sostegno e sviluppo del welfare aziendale: destinazione delle caserme dismesse, dei beni confiscati alla mafia e dei beni immobili dello stato a centri per i servizi di cura; 5. Percorso preferenziale nelle prenotazioni per esami fondamentali nella gravidanza per ovviare il problema delle lunghe liste di attesa della sanità pubblica.