EOLICO, ENERGIA PULITA MA NON TROPPO
Energia pulita, ma non troppo. Almeno da un punto di vista legale. Il caso delle sei pale eoliche messe sotto sequestro dalla Procura della Repubblica ad Avigliano riporta drammaticamente di attualità i molti dubbi e le polemiche sorti intorno alla proliferazione degli impianti per la produzione di energia eolica e fotovoltaica. In particolare, più volte ha destato le perplessità degli ambientalisti, e non solo, la nascita di veri e propri «agglomerati » di mini eolico in varie zone della regione. Infatti, il mini eolico è pensato per incentivare i piccoli produttori privati e gli agricoltori e per questo gode di una serie di agevolazioni rispetto agli impianti più grandi. Ma in varie occasioni la costruzione di più mini impianti, formalmente riconducibili a soggetti diversi, ma tutti vicini tra loro, ha fatto nascere il sospetto che si trattasse semplicemente di un modo per aggirare le leggi che regolano la costruzione degli impianti più grandi. È proprio ciò che la Procura della Repubblica contesta nel caso di Avigliano: le torri sono riconducibili formalmente a sei distinte società, ma sono distanti l’una dall’altra meno di 500 metri e secondo le indagini svolte dalla Guardia di Finanza fanno capo ad «un unico centro di interessi». Di qui il sequestro delle sei pale e dell’illecito profitto ottenuto, per un valore di 1.165.000 euro. Presentando pratiche separate per una potenza inferiore ad un megawatt, infatti, le procedure autorizzative sono molto semplificate e non si deve sottostare all’iter dell’autorizza - zione unica regionale. Non solo. I grandi impianti per immettere l’energia prodotta in rete devono sottostare al meccanismo delle aste al ribasso, mentre i produttori «mini» possono immettere direttamente in rete vendendo tariffa piena. Di qui l’accusa di illeciti profitti. Nel caso di Avigliano, presentando insieme le pratiche, sarebbe stato necessario richiedere un’auto - rizzazione unica regionale perché nel complesso le sei pale eoliche sviluppano una potenza di 5,100 Mw. Anche a Potenza l’avanzata del mini eolico nelle contrade peri urbane ha suscitato più di qualche polemica. Lo scorso gennaio, per esempio, ha fatto discutere il caso delle pale di Costa della Gaveta, Torretta, Giuliano, Bpotte e Montocchio, per le quali il Comune di Potenza, su sollecitazione degli abitanti, aveva anche presentato nove ricorsi, tutti bocciati dal consiglio di Stato. Anche in quel caso in molti avevano puntato il dito sulle autorizzazioni troppo facili per il mini eolico (basta appellarsi alla procedura abilitativa semplificata per aprire un cantiere, trascorsi trenta giorni dalla presentazione al Comune scatta il via libera ai lavori). E anche in quella occasione era stata inevitabile una riflessione sul fatto che molti piccoli impianti uno vicino all’altro finiscono per formare un vero e proprio parco eolico, con una potenza complessiva ben superiore a quella del mini eolico. Del resto sono ormai alcuni anni che, su tutto il territorio italiano, vengono smascherate truffe legate al mini eolico o ai pannelli solari: le agevolazioni volute dal legislatore per fornire un giusto sostegno energetico alle singole aziende agricole e un beneficio ambientale, nella realtà sono diventati uno strumento per aggirare la legge.