GESTIONE SOCIAL, LA PRESA IN GIRO CONTINUA
Non sappiamo se nel resto d’Italia funzioni così. Non sappiamo se nelle altre Regioni, per assicurarsi il miglior servizio possibile, si facciano indagini di mercato ‘informali’ (cosa voglia dire poi, ce lo stiamo ancora chiedendo) scegliendo tre aziende che nel loro oggetto sociale hanno tutto e il contrario di tutto, salvo poi scegliere quella che, nell’attività svolta, non contempla il servizio di cui si necessita. Ritorniamo sul caso dell’avviso per l’affidamento del servizio di gestione e manutenzione di pagine dei social network finalizzati alla divulgazione, aggiornamento e controllo dei documenti, relativi alle attività, alle iniziative promosse dal Presidente e dalla Giunta regionale di Basilicata. Dobbiamo ritornarci perché la Regione non ne vuole sapere di operare nella trasparenza e nella imparzialità. La società vincitrice, la Carte – Soc. Coop., svolge “tutte le attività connesse o inerenti ad archivi, biblioteche, musei, laboratori didattici, eventi culturali, ricerca storica e consulenze nell’ambito della gestione dei flussi documentali sia cartacei che elettronici”. Cosa c’entra con le attività di comunicazione? Alla nostra interrogazione, l’assessore Franconi, che risponde per conto del presidente Pittella, ci risponde che gli uffici hanno svolto una ‘indagine di mercato informale’ e hanno scelto l’azienda che ha fatto il maggior ribasso. E l’attività realmente svolta dall’azienda? La Franconi ci risponde che hanno desunto l’attività che l’azienda può effettuare dalla visura camerale. Ora, non sappiamo se intenerirci di fronte a queste affermazioni o sentirci presi in giro. L’oggetto sociale dichiarato alle Camere di Commercio dalle aziende comprendono praticamente tutto e il contrario di tutto. Per questo è difficile individuare esattamente in cosa una società opera solo dall’oggetto sociale. E per questo esiste la denuncia dell’attività effettivamente svolta. In questo caso la Carte non si occupa di comunicazione. E tanto è dimostrato anche dal codice Ateco della società, che non rientra tra quelli previsti per le attività di comunicazione. A meno che non si voglia credere che il volantinaggio e l’affissione di manifesti sia come gestire pagine social. Ora, delle due l’una, o gli uffici regionali non sanno leggere le visure camerali, il che sarebbe preoccupante, o tutto ciò è solo un meccanismo per prendere tempo. Sono mesi che i servizi dei social di Pittella vengono affidati ad una società, affidamenti diretti, per circa ottomila euro al mese, fin quando qualcuno, noi, abbiamo detto: “Scusate, voi probabilmente state andando avanti violando la legge con gli appalti frazionati”. Infatti, se si continua a dare, ogni mese, ad uno stesso soggetto, ottomila euro senza fare l’appalto e si supera la soglia di quarantamila euro, si sta frazionando l’appalto che, per legge, dovrebbe essere soggetto a gara. Dopo le nostre sollecitazioni, la Regione, per salvare le apparenze, fa una gara, su cui abbiamo già espresso i nostri dubbi, in cui l’unico concorrente che partecipa è la Scai Comunicazione, che viene esclusa perché mancante, come affermato dalla stessa Commissione, dei profili professionali richiesti dal bando di gara. Subito dopo, per non far vedere che si ritornava a fare una proroga alla stessa azienda, la Regione tira fuori una nuova procedura con tre invitati, scelti con “una indagine di mercato informale” e sceglie un’azienda che, nell’attività svolta, non contempla le attività di comunicazione e gestione di social network. Con questo abbiamo toccato il fondo. Non se ne può più di essere presi in giro. Non se ne può più di una gestione della ‘cosa pubblica’ così approssimativa e superficiale a danno dei lucani.