A BOLOGNA LE RIPRESE DEL CORTO «AJALA M.»
Sono in corso a Bologna le riprese del cortometraggio «Ajala M.», diretto dall’aviglianese Rita Giordano, che ha scritto soggetto e sceneggiatura con la fiorentina Beatrice Marazzini. L’opera è ispirata a due brani di Carmen Consoli, «Matilde odiava i gatti» e «Contessa Miseria» e narra di Matilde, una donna sulla quarantina che si ritrova in una famiglia, quella del marito, che non la rispetta ed in un paese i cui abitanti non la accettano perché «strana» e «diversa». Questa profonda frustrazione, unita alle maldicenze ed a una la violenza subita dal suocero, la faranno piombare in uno stato di forte disagio, squilibrio, depressione e pazzia. La donna si chiude in casa ed in se stessa, iniziando ad avere visioni e ad essere ossessionata dallo scorrere del tempo, finché una notte, in preda ad una crisi di follia, impugna una pistola… Un finale aperto, una interpretazione che deve arrivare dalla propria sensibilità per una storia che, seppur realistica, potrebbe non essere reale. «Tutto il corto – spie ga la giovane cineasta - “gioca” di continui rimbalzi tra reale e irreale, verità e menzogna, tangibili avvenimenti e proiezioni della mente turbata della protagonista ». «Questo lavoro – continua la Giordano - non è solo una esercitazione di stile ed un omaggio all’Arte che non è mai fine a se stessa (non a caso è un prodotto audiovisivo che rielabora e interpreta brani musicali), ma soprattutto è uno dei tanti modi per tenere accesa l’attenzione sulla situazione femminile in Italia e nel mondo, per porre l’attenzione su alcune forme di violenza subdole e spesso taciute. Ed anche per dimostrare che ci sono giovani che, in Italia, credono ancora nella forza dell’Arte e della Bellezza». «Il corto – racconta la regista - finanziato tramite crowdfunding, ossia una campagna di raccolta fondi online, nasce dall’esig enza di parlare di quanto sia deleteria una società che allontana ciò che non riconosce come standard. Questa storia ha un finale aperto perché non tutte le storie delle ragazze che continuano ad essere violentate o uccise, ancora oggi, devono avere un finale. Non possono averlo. Si deve fare in modo che non lo abbiano: parlandone e denunciando. Noi crediamo che non vadano assolutamente abbassati i riflettori sulla situazione femminile in Italia e nel mondo e che sia necessario porre l’atten - zione anche su numerose forme di violenza silenziose e subdole, spesso taciute ma altrettanto devastanti ». «È la pazzia – conclude Rita Giordano - che deriva dalla pazzia, o la pazzia che deriva dalla realtà? Matilde si inventa tutto perché è pazza? Oppure impazzisce perché nessuno le crede? Tutto quello che narriamo nel nostro film svanirà nel momento in cui ci risveglieremo, insieme a Matilde, da questo incubo, o se continueremo, forse insieme a Matilde, ad essere vittime silenziose di un certo tipo di mentalità?».