NUOVE NUBI SUL GIUDICE DI PACE
BELLA – Si addensano “vecchie” nubi sul futuro dell’Ufficio del Giudice di Pace di Bella, nuovamente vicino alla chiusura. Non sarebbe il primo. Esempi eclatanti ce ne sono stati in centri molto più grandi, quali Lauria e Venosa. Dal prossimo 1° gennaio anche il tribunalino di Avigliano non ci sarà più. Un ciclone che sta investendo l’intera Basilicata, i cui effetti si sono materializzati da quando tre anni fa il Ministero della Giustizia ha dettato delle condizioni precise per il mantenimento degli uffici, disponendo degli oneri a carico dei comuni. Qualche eccezione c’è, vedi Calvello, grazie a dire il vero, anche alle risorse del petrolio. Ad Avigliano la giunta Summa ha invece da pochi giorni sancito la chiusura, mediante l’approvazione di una delibera. Al Comune è infatti pervenuta una richiesta formale da parte del Presidente del Tribunale di Potenza, circa la realizzazione di alcuni interventi per la messa in sicurezza della sede, con costi che si aggirerebbero tra i 90 e i 100mila euro. Il sindaco ha pertanto optato per la chiusura, a fronte peraltro di un numero di pratiche sempre più esiguo. Soltanto nel 2015 ci sono state 10 cause penali, 41 cause civili e 31 decreti ingiuntivi. “Si perde un servizio importante - ha dichiarato l’assessore di Avigliano Vito Lucia – ma i costi sono totalmente a carico del Comune e non potevamo permetterci una spesa del genere”. A Bella invece la questione è diversa. Dopo la mobilitazione di qualche mese fa, l’ufficio è nuovamente paralizzato. Manca la figura del cancelliere. La convenzione siglata con il Comune di Pescopagano è infatti scaduta lo scorso mese di luglio. Ci si ritrova quindi al punto di partenza. Il personale fa quel che può, occupandosi degli aspetti più semplici (la posta, la comunicazione e i fascicoli). In passato, la presenza del cancelliere, anche se per due volte a settimana, ha assicurato la sopravvivenza dell’ufficio. Peraltro a febbraio il giudice di pace reggente, nominato da poco, lascerà l’incarico e la postazione resterà vacante. Insomma la situazione è veramente difficile. Da qui la proposta di Soldano Sansone, già giudice di Pace di Bella e già coordinatore del distretto di Potenza, trasferito da qualche mese a Cava dei Tirreni. Il dott. Sansone, da noi interpellato, che fino a qualche tempo fa ha vissuto sulla propria pelle tale controversa condizione, ha rilanciato un appello alla compartecipazione delle spese. Già nel 2003 in prima persona si mobilitò chiamando in causa tutti i sindaci dell’area, nel tentativo di salvare il presidio. Attualmente finanziano il mantenimento della sede i comuni di Bella, Muro, Castelgrande e San Fele per un importo di circa 50mila euro. “Credo ci sia soltanto una soluzione. Sarebbe opportuno - afferma il giudice Sansone - che i Comuni si mettano insieme, facciano una convenzione per gestire questo prezioso servizio, come è stato fatto per altre tipologie di servizio. Una volta perso, non si avrà più. Bisognerebbe coinvolgere le amministrazioni dei centri dell’ex comunità montana Marmo Platano, magari aggregandone altri dell’area. Un’altra strada sarebbe quella di mantenere un unico presidio, accorpando gli uffici di Bella, Vietri e Pescopagano. In modo che nel caso venisse a mancare la figura del cancelliere, ci sarebbe modo di sostituirlo”.