LA “RISCOPERTA” DEL BEATO EGIDIO DA LAURENZANA DOPO 500 ANNI
Dello studio sul Beato Egidio da Laurenzana ne avevo sentito parlare sin da prima che il libro fosse pubblicato, ho la fortuna di conoscere l’autrice Antonella Pellettieri e capita che nel corso delle sue ricerche, mi anticipi qualcosa. Non tutto perché oltre alla dovuta “segretezza” di uno studio, ha la capacità di incuriosirmi. In quest’occasione ci è riuscita due volte, la prima raccontandomi dell’idea, del progetto e la seconda poi leggendo il volume “Spiritualità Arte Potere. Il Beato Egidio da Laurenzana” di Annamaria Malatesta, Antonella Pellettieri e Antonio Rubino, edito dal Cnr con il patrocinio del Consiglio regionale della Basilicata. I motivi sono tutti nel titolo. Ammetto che del beato Egidio ne sapevo ben poco, rasentando il nulla. A mia scusante potrei dire che non è il mio campo, la verità è altra. Come tanti, tendo a sottovalutare figure storiche, forse lontane dai nostri interessi. Salvo sbagliare e poi accorgersene che tanto lontane non sono. Il lavoro mi ha colpito, incuriosito e allo stesso tempo anche bombardato di stimoli. Leggendo pagina dopo pagina, attorno al religioso di Laurenzana, s’intersecano storia e storie lucane, che immagineremo lontane tra loro, ma poi riflettendoci non sorprende: quanto è stata importante la religiosità popolare per la nostra Lucania e quanto è importante quella storia, definita con superficialità minore ma che dalla lezione degli Annales ai giorni nostri, poi non lo è. Perché è importante questo studio. Un primo motivo perché porta dopo secoli trascorsi delle novità, partendo dall’età della morte del religioso lucano. Le prime fonti, partendo dalla biografia del 1674, scritta dal frate minore Bonaventura da Laurenzana, ci tramandavano che il beato morì all’età di settantacinque anni, il 10 gennaio 1518, dunque il mese prossimo saranno 500 anni dalla morte. Un appuntamento importante per la Basilicata e la sua storia. I motivi si trovano tutti nello studio, ma andiamo con ordine: una prima novità, il santo non muore a settantacinque anni – un errore dovuto a una cattiva interpretazione di una testimonia dell’epoca- ma gli studiosi invece riportano una scoperta, il frate morto in odore di santità è nato nel 1454, dunque morto a sessantaquattro anni. La lettura ci porta dal periodo aragonese del regno di Napoli, sino ai giorni nostri, in questi 500 anni narrati nel volume, ritroviamo Re Ferrante e la congiura dei baroni a Miglionico, i potenti Del Balzo Orsini, poi i conti Guevara così legati a Potenza, Murat e il periodo del decennio francese, la chiusura dei conventi voluta dai Savoia e altro. Una storia di Bernardino Di Bello – questo il nome secolare del beato- che s’interseca con la spiritualità di secoli addietro, quella dei “fraticelli”, com’erano chiamati coloro che prima di entrare nell’ordine francescano vivevano secondo l’insegnamento del frate di Assisi. Una vita ascetica, così vicina all’insegnamento originario, da rasentare l’eresia. Lucania anche terra di eretici, così lontana e montuosa, da permettere rifugio sicuro: non a caso Basilicata divenne rifugio di Angelo Clareno, grande protagonista della storia dell’Ordine dei Minori e della Chiesa del XIV secolo: egli fu capo della corrente degli Spirituali e morì nell’eremo lucano di Santa Maria dell’Aspro presso Marsicovetere nel 1337. Poi il “potere”, il suo culto fu molto popolare, sia tra gli umili sia tra i potenti della Basilicata, le maggiori famiglie feudali e nobiliari erano devote a quest’umile frate, eppure fu lunga la vicenda del processo di beatificazione di Egidio da Laurenzana, già considerato in odor di santità appena morto, ma che avverrà solo il 12 giugno del 1880 la Sacra Congregazione dei Riti emanò il decreto dell’approvazione del culto, approvato il ventiquattro dello stesso mese da Papa Leone XIII. Il lettore e lo studioso troverà anche descrizioni dei processi di beatificazione e santificazione, il “potere” appunto che può portare a buon fine una pratica oppure no. Interessantissima anche la parte dell’arte, un excursus sulla produzione pittorica riguardante Egidio da Laurenzana, dove il posto d’onore lo tiene quel grande pittore che fu Giovanni Todisco, l’affreschista rinascimentale poté osservare il volto del beato. Dagli affreschi in parte perduti del convento di Santa Maria ad Nives del 1527 circa, a quelli a Rivello del 1559 – altra scoperta da rimarcare è che con uno studio approfondito gli autori del libro riescono finalmente a datare queste opere del Todisco a Laurenzana e Rivello - nel convento di San’Antonio, dove nella crocifissione è raffigurato il Beato Egidio nella sua iconografia, dipinto inginocchiato e con il rosario in mano e non con gli uccelli. assieme agli uccelli. Tutto questo – datazione degli affreschi, la scoperta del volto del santo nelle pitture, la stessa iconografia di Egidio, differente dagli altri bearti e santi dell’ordine francescano – è stato scoperto durante il lungo ed approfondito studio delle fonti e del processo di beatificazione da parte di Malatesta, Pellettieri e Rubino. Altra interessantissima rappresentazione si trova addirittura nel Santuario della Madonna delle Grazie di Piove di Sacco, in provincia di Padova, dove tra i santi francescani, l’iconografia del religioso lucano raffigurato in ginocchio e il nome Aegidius, non lasciano dubbi. Per concludere, un lavoro prezioso di un viaggio di 500 anni, difficili da condensare in una recensione, ma da affrontare con curiosità nel leggerlo e studiarlo.