«La classe politica lucana è da anni sempre la stessa, nonostante amministri malissimo la cosa pubblica». Inizia con questo durissimo affondo di Marco Travaglio l’incontro dibattito su “Cosa (non) è cambiato nell’Italia che ha votato due volte in due anni”, tenutosi ieri sera ad Avigliano. In una gremitissima sala consiliare, il giornalista scrittore liberal montanelliano, ha snocciolato principalmente il filone giudiziario che dalla nostra regione, scoperchiando diversi buchi neri, ha coinvolto le procure di Catanzaro e Salerno. Nomina Woodcock, Iannuzzi, ma si sofferma soprattutto su De Magistris e sui magistrati salernitani, che, rispondendo ad una denuncia incrociata, hanno iniziato ad indagare sulla procura calabrese. «Il vero scandalo – afferma Travaglio – è che tutta questa storia è stata raccontata come uno scontro tra procure, senza soffermarsi su chi aveva l’autorità e la competenza territoriale di verificare le denunce pervenute e che il blitz fatto dalla procura campana a Catanzaro, per ottenere le carte dell’inchiesta Why not, seguiva richieste rinnovate per ben 10 mesi». «Per tutta risposta – continua il giornalista - al Csm è giunta la richiesta del ministro della Giustizia Alfano di trasferire i 7 magistrati protagonisti dello scontro, calcando la mano su Apicella, per cui è stata sollecitata anche la sospensione della funzioni e dallo stipendio e il suo collocamento fuori ruolo della magistratura, nonostante il tribunale del riesame abbia dato ragione alla procura salernitana, giudicando legittimi i provvedimenti presi». «Non si era mai vista, neppure ai tempi di Mussolini – rincara la dose il relatore – una richiesta di un ministro così esplicita e invasiva della sfera della magistratura. D’altronde il nostro è ormai uno stato simil sud-americano, non più democratico». Su questo concetto Travaglio si sofferma ormai da anni, pubblicando libri inchiesta come, tra gli altri, «La repubblica delle banane» e «Per chi suona la banana», prima edizione di dicembre e già in ristampa, dove il giornalista attacca, senza esclusione di colpi, la sinistra, capace di rianimare con la respirazione bocca a bocca il presidente del consiglio con la sua «Unione Brancaleone», e lo stesso Berlusconi, definito, Al Tappone, sorta di connubio tra «nano e criminale», con un’espressione che pare lo stesso soggetto in causa definisca, secondo una fonte ansa, geniale. L’intento dichiarato degli organizzatori era quello di «aprire un confronto e un dibattito su temi caldi attraverso un osservatore non omologato e addomesticato». Come sempre, Travaglio non ha tradito tale intento.