AV I G L I A N O. Maschio, 18enne, senza particolari disagi: questo è l’identikit del consumatore. L’eroina, soprattutto quella da fumare, la sostanza più utilizzata, tanto da aver quasi completamente sostituito hashish e marijuana. L’ac - quisto, soprattutto per racimolare i soldi necessari, e il successivo consumo, avvengono in gruppi tra loro coesi e solidali, nei quali non si registrano episodi di violenza e sopraffazione, anche se qualche pressione a chi cerca di uscire dal giro non manca. La droga arriva in città ben nascosta (anche tra bocca e naso, dicono) e «bisogna avere la fortuna di non essere fermati; ci facciamo il segno della croce». L’ultimo episodio risale a tre giorni fa con la denuncia di due giovani trovati in possesso di 77 grammi di eroina e quattro di crack. I contatti tra acquirenti e spacciatori avvengono telefonicamente, mentre il giro si allarga con le amicizie. L’automobile, i luoghi abbandonati e la campagna le zone abituali del consumo. «L'isola felice», come nel passato veniva definita Avigliano, unico paese della provincia a non avere, sino a qualche anno fa, utenti in trattamento presso il Sert, si è guadagnata nel giro di una decina d’anni, con un clamoroso inseguimento, la maglia nera, almeno agli occhi dell’opinione pubblica, per spaccio e consumo di sostanze stupefacenti. Nel dicembre del 2005 fu convocato addirittura un consiglio comunale straordinario per discutere con la cittadinanza del fenomeno tossicodipendenze, dopoché il comune era balzato agli onori delle cronache per storie di spaccio e consumo. Le istituzioni concertarono con i cittadini iniziative volte al contrasto del fenomeno, deliberando, tra le altre, la richiesta di un potenziamento della locale stazione dei carabinieri e del prolungamento sulle 24 ore del loro servizio; fu fatta una fiaccolata per sensibilizzare tutta la comunità e fu dedicato un numero monografico, con proposte di intervento, di Amici di Ypsilon. A poco più di tre anni di distanza da una tale mobilitazione, qual è realmente la situazione? Se «fino a due anni fa circolavano circa 100 pietrine (ndr. astucci di plastica usati per conservare le pietrine degli accendini, contenenti circa 1 grammo di sostanza) di eroina al giorno, oggi siamo a circa 5», dice un utente in cura presso il servizio tossicodipendenze (proprio il Sert ha fatto da tramite tra noi e i giovani, per tutelare a 360° il loro anonimato), e questi numeri danno il senso di una situazione che stava davvero sfuggendo di mano, coinvolgendo sempre più giovanissimi, ma che la mobilitazione del tessuto sociale e la capillare e costante presenza sul territorio delle forze dell’ordine hanno messo in lieve retromarcia. «Fino a due anni fa - dice ancora il giovane assuntore - venivano ad acquistare sostanze stupefacenti anche da Potenza perché costava meno, ma ora non più» Eppure, se la situazione «non è di allarme», come afferma il nuovo maresciallo dei carabinieri, e lo spaccio è solo quello tra gli stessi consumatori, in proporzione il numero di ragazzi che fa uso di droghe, confermano al Sert potentino, è leggermente più alta e il fenomeno è vissuto con disagio e paura dagli aviglianesi, soprattutto dai genitori degli under 18, consci anche del fatto che coloro che arrivano a curarsi sono sempre la punta di un iceberg le cui reali dimensioni sono a tutti sconosciute, mentre le famiglie coinvolte vivono la loro tragedia con un senso di vergogna frammisto ad impotenza. «La comunità aviglianese - affermò in un incontro l’assessore alla cultura Donato Marino - vive di nuovo un autunno triste di ombre vaganti; ancora una volta siamo chiamati ad una prova di coraggio ed impegno, il cui orizzonte di riferimento deve essere l’investimento sociale, avendo i numeri e l’orgoglio per vincere questa sfida». La sfida di una comunità che vuole recuperare gli errori, senza chiudere gli occhi. Quegli occhi che gli stessi tossicodipendenti vorrebbero far aprire ai loro coetanei. «Non assaggiatela mai», risponde uno dei giovani alla domanda «Cosa diresti a un ragazzo che per la prima volta sta per accostarsi alla droga?». «Non provatela neppure per gioco», gli fa eco un altro, «perché se ne rimane intrappolati».