Difendere la propria comunità da quelli che considera «schizzi di fango», da accuse che minano la sua immagine è giusto. Legittimo. Soprattutto per chi fa il sindaco. Ma difendere la propria comunità non può significare pretendere una sorta di reticenza davanti ai problemi che sono avvertiti anche in paese. il primo cittadino di Avigliano, Domenico Tripaldi, nega l’evidenza. Al sindaco non è andata giù l’inchiesta della Gazzetta sul caso Avigliano, pubblicata il 28 marzo scorso, puntando l’indice soprattutto sulla titolazione («Ad Avigliano il market della droga») che a suo giudizio era un’interpretazione forzata di quanto scritto nell’articolo. Il nostro giornale, che su questo tema ha raccolto, e continua a raccogliere, le testimonianze e i diversi punti di vista dei cittadini di Avigliano, di istituzioni, gli ha dato la possibilità di replicare. Nonostante questo, però, il signor Tripaldi ha avviato una sorta di «crociata» contro la Gazzetta, accusando il giornale di aver offeso l’intera comunità con affermazioni false e oltraggiose soprattuto quando abbiamo riportato l’opinione di chi sostiene che Avigliano rischia di diventare un punto di riferimento per gli spacciatori dell’intero Potentino. Non è compito di un quotidiano stabilire chi ha torto e chi ha ragione su temi di questa delicatezza. È nostro dovere, invece, riportare tutte le voci, compresa quella di Tripaldi. Cosa che abbiamo fatto. Non è compito di Tripaldi stabilire, nell’ambito dell’esercizio del diritto di un’informazione corretta e completa, cosa può essere pubblicato e cosa no.