AVIGLIANO - Occorre investire sull’ambiente, utilizzando le risorse ai fini dello sviluppo, ma salvaguardando il territorio monitorandolo costantemente e dotandolo, con l’aiuto dello Stato, di fondamentali infrastrutture. Lo ha detto il vice presidente e assessore regionale all’Ambiente, Vincenzo Santochirico a conclusione dei lavori del convegno sul “Petrolio dei lucani”, organizzato a Lagopesole dall’associazione politico-culturale “100 Comuni”, cui hanno partecipato, tra gli altri, il consigliere regionale del Pdci Giacomo Nardiello, il sindaco di Avigliano Domenico Tripaldi, rappresentanti di partiti, associazioni ambientaliste, cittadini comuni.Il convegno è stato introdotto dal coordinatore dei “100 Comuni”, Giovanni Samela, ed è stato arricchito dalla proiezione di schede sulle estrazioni petrolifere in Basilicata e documentazione giornalistica visiva.L’appuntamento è stato determinato dalla presentazione da parte dell’Eni del cosiddetto “Progetto Frusci” che prevede uno studio del sottosuolo in una vasta area che comprende i Comuni di Avigliano, Potenza, Bella, San Fele, Atella, Filiano e Pietragalla. Il progetto è stato presentato lo scorso anno al Comune di Avigliano ed è in una fase avanzata per gli espropri dei terreni ai fini deell’effettuazione di sondaggi diretti a verificare l’esistenza di idrocarburi e la convenienza economica per una eventuale loro utilizzazione commerciale. L’assessore Santochirico ha fatto chiarezza sulla vicenda del petrolio, ripercorrendo le tappe significative che hanno portato alle estrazioni in Val d’Agri, al riconoscimento delle royalties, alla loro utilizzazione da parte delle comunità locali, alla necessità di un adeguamento della compensazione attraverso una rinegoziazione con lo Stato e con le compagnie petrolifere, ai processi di sviluppo che si sono avviati, alla riqualificazione urbanistica dei centri interessati alle estrazioni.Santochirico ha insistito molto sulla opportunità di far tesoro di questa prima esperienza nel settore, riconoscendo alla Basilicata il merito di aver ottenuto dieci anni fa un ristoro economico che altre regioni come il Piemonte e l’Emilia Romagna non erano riuscite a farsi riconoscere. Più che royalties – ha precisato – servono maggiori investimenti da parte delle compagnie petrolifere, per radicarle al territorio.L’assessore ha poi rimarcato con decisione la necessità di istituire non solo il Centro di monitoraggio ambientale (presumibilmente dalla prossima primavera), quanto la costruzione da parte dell’Università della Basilicata di una rete unitaria di costante e rigorosa osservazione dove far affluire, gestire e pubblicare i dati in modo da garantire la massima trasparenza possibile e il più democratico coinvolgimento delle popolazioni.La complicata vicenda petrolio – ha osservato Santochirico – richiede da parte di tutti protagonisti istituzionali e privati una grande capacità di ascolto e una grande predisposizione alla verità dei fatti. Bisogna superare la sensazione che possa esserci un’aggressione al territorio, valorizzando maggiormente i primi benefici che dal petrolio la Basilicata ha ottenuto, con investimenti significativi sull’Università, con la riduzione della bolletta energetica (lo sconto gas sarà ora esteso anche alle famiglie non allacciate alle reti del metano), con nuove risorse a disposizione di fonti energetiche alternative. La Basilicata non è mai stata né il Texas, né la California, né l’Arabia Saudita. Finora è stata dilatata la percezione degli svantaggi ed ora è necessario cominciare ad avvertire i benefici, isolando giudizi sommari ed esaltando il processo di creazione di un clima di fiducia, senza il quale nessuna società è mai riuscita a svilupparsi.L’assessore Santochirico ha infine ricordato che negli ultimi anni alcun permesso di ricerca e di esplorazione è stato rilasciato dalla Regione alle compagnie petrolifere. Le autorizzazioni sono datate, soprattutto agli anni ’80 e comunque coprono non più del 20 per cento dell’int