Continua il viaggio della Gazzetta alla ricerca di sollecitazioni di aviglianesi ai candidati-sindaci. In una cittadina che sino a qualche anno fa era ritenuta un’«isola felice» e in un breve lasso di tempo ha assistito ad un’accelerazione di fenomeni di devianza, le politiche giovanili che la nuova amministrazione dovrà mettere in atto assumono un’importanza basilare. «Avigliano sta vivendo un inarrestabile declino socio-culturale nonché un generalizzato impoverimento». Lo dice Cristian Coviello, classe ’83. «Di quella realtà per la quale il nostro centro è sempre stato famoso – continua - è rimasto ben poco: i fattori della crisi sono congiunturali ma anni di ragionieristica amministrazione del territorio, anni di welfare assistenziale ed emergenziale, anni senza politiche strategiche e di sviluppo. I giovani più avveduti hanno cercato di emanciparsi, con la dignità del silenzio e del sacrificio, dall’inconcludenza della classe dirigente, cercando altrove validi sbocchi in grado di appagare le proprie esigenze professionali ed emozionali; gli altri, quelli più deboli, hanno pagato a caro prezzo, con i propri errori, la condizione di abbandono a se stessi e la monotonia di una vita senza prospettive. La nuova maggioranza potrebbe partire cercando i fondi per contribuire a rendere effettivo il diritto all’istruzione attraverso il finanziamento di borse di studio». «La nuova giunta –conclude - dovrà, inoltre, risvegliare il nobile sentimento della comune appartenenza, pensando ad una valorizzazione delle nostre tradizioni, immaginando, ad esempio, ad una scuola di quadri plastici con festival/concorso nazionale, al rilancio dell’artigianato e dell’arte della panificazione e dolciaria, superando una concezione casereccia della cultura e godereccia della gastronomia». Per il 21enne Fabio Labella è necessario che la nuova amministrazione punti sui giovani che «giocano una veste importante per la vitalità del nostro paese e dovrebbero ricoprire il ruolo di «collante», cercando di essere il volano per un rinnovamento. Se vogliamo avere un cambiamento dobbiamo permettere ciò avvenga, poiché le idee non mancano. Manca la volontà, poiché viviamo nella società del lasciar fare e del criticare. La maggior parte dei giovani non ha fiducia nella politica, ma se gli amministratori li coinvolgessero maggiormente sarebbero in tanti a scendere in campo per il bene della comunità». Sulla scarsità dell’offerta socio-culturale, che è una delle concause dei fenomeni di devianza esplosi ad Avigliano mira la sua attenzione, con punte di sarcasmo, il 29enne Gianluca Arcomano. «Credo si debba partire da un'analisi banale: Avigliano sguazza nella pochezza di strutture ricreative e punti di incontro, che vengono riassunti in un semplice marciapiede. Considerando la posizione geografica del paese, un ragazzo passa 8 mesi in letargo e altri 3 a far km tra la stazione ed un bar. L’unica mezza via di fuga sarebbero le associazioni, che, però, devono essere incentivate e sostenute».