Dopo 12 anni di silenzio e «passiva» accettazione di un «lavoro in nero legalizzato», senza contributi previdenziali ed assistenziali e con uno stipendio che raggiunge a mala pena i 500 euro mensili, i sei lavoratori precari, tutti diplomati e laureati, «assunti» dalla Comunità Montana rispondendo ad un bando pubblico per titoli, prodotto dall'Uf ficio per l'Impiego di Potenza, e in forza al comune di Avigliano con mansioni di responsabilità tecnica ed amministrativa, stanchi delle «vuote promesse di una stabilizzazione che non arriva mai», hanno scioperato ieri mattina davanti la casa comunale.
«Al contrario di quanto mettono in atto altri Comuni lucani, come Rotonda, Policoro e Lagonegro - hanno affermato - il Comune di Avigliano ha svolto solo qualche iniziativa più di facciata che di sostanza, come la Delibera di Giunta del 2 Luglio 2008 e quella recente del Consiglio Comunale del 6 Agosto scorso, per iniziativa di un Consigliere dell'opposizione, in cui si assume l'impegno politico a stabilizzare gli lsu, di concerto con la Comunità Montana, impegno ribadito personalmente dal sindaco a noi precari nell'incontro del 10 giugno». Eppure, accusa il consigliere d'opposizione di Unità Popolare Vito Fernando Rosa che appoggia la battaglia intrapresa dai sei grazie anche all'appoggio di Alternativa sin dacale, «alla data odierna nessuna iniziativa è stata azionata dalla giunta né è stata ancora richiesta l'apertura del tavolo di trattativa regionale». «Per di più - sottolineano i precari - esiste una delibera regionale, la 1112/2009 che assegna un contributo annuale di 9.200 euro per ogni lavoratore che viene stabilizzato». «Se non si smuoverà qualcosa in tempi brevi - con - clude il comitato lavoratori precari che ha aperto la vertenza - intensificheremo la nostra lotta per il riconoscimento del nostro diritto al lavoro».