Da Avigliano Antonio Santoro era partito bambino, seguendo il padre, anch’egli maresciallo delle Guardie penitenziarie.Il lavoro del genitore, che poi era diventato anche il duo lavoro, lo aveva portato via, in terre lontane. Ad Ariano Irpino prima, a Roma poi.ùl’ultimo approdo Udine, dove antonio si era stabilito.Una persona onesta e precisa nel suo lavoro, lo ricorda oggi a trent’anni di distanza dal suo omicidio, la cugina Maria Rosa Anna Sabia Colucci che vive ancora ad Avigliano ed è forse per questo che l’ hanno ucciso.Antonio Santoro è nell’elenco delle vittime di Cesare Battisti, membro del Pac (Proletari armati per il comunismo), connato all’ergastolo dallo Stato italiano.Dal Brasile, dove Battisti ora vive, è arrivato proprio in questi giorni il rifiuto alla richiesta di estradizione.E per i familiari delle vittime una ferita, mai chiusa, si riapre ancora una volta.Profondamente rammaricato anche il sindaco di Avigliano, Domenico tripaldi, che ha chiesto, infatti, che il governo e il Parlamento italiano facciano quanto necessario per rendere finalmente giustizia alle vittime del terrorista Battisti.Santoro era il comandante della casa Circondariale di Udine.Oggi la nuova caserma della Polizia penitenziaria di Udine porta il suo nome, alla famiglia è stata consegnata una Medaglia d’Oro al merito civile alla memoria e anche Avigliano gli ha intitolato una strada.Ma è la giustizia, secondo i famigliari, che non ha ancora dato pace alla memoria di un uomo morti sul lavoro - Non si tratta di una morte qualsiasi, Antonio Santoro è caduto vittima di un attentato il cui autore è ora libero, commenta la signora Sabia Colucci, e questo non è giusto.Qualche anno fa aln figlio, invitato alla trasmissione “ Porta a Porta “, è stato chiesto se avrebbe perdonato l’assassino del padre.Ma come si può perdonare un individuo che ha ucciso non solo una persona ?, - ne ha uccise quattro – e poi non si è mai pentito, non ha mai chiesto scusa e ora vive pure lontano e tranquillo.Mio cugino era una persona buona, tranquilla, onesta che amava il suo lavoro e dire che gli mancavano pochi mesi prima di andare in pensione.Un antieroe lo definisce Lello Colangelo, che abitava all’ora vicino alla famiglia della moglie di Santoro. Sicuramente mi ricordo di una persona squisita, educata. – Si respirava, a casa loro, un clima idilliaco, ovattato.Una di quelle persone per cui no potresti immaginare una morte violenta come quella che invece gli è toccata.Il 6 giugno 1978, è l’ultimo giorno di vita di Antonio Santoro. – Mi ricordo quel giorno, racconta la cugina, arrivarono a casa di mamma (la zia di Antonio) tanti giornalisti.L’abbiamo saputo così, da loro. – I vicini di casa avevano cercato di tenere fuori tutti, volevano proteggere i famigliari. – Ma quella fu una notizia terribile per tutta la comunità.Ad Avigliano Antonio e sua moglie erano molto conosciuti, tornavano spesso e c’è ancora chi li ricorda mentre passeggiavano per il paese.Antonio nonostante Avigliano l’avesse lasciata da piccolo, aveva trovato qì l’amore della sua vita e poi l’aveva sposato, una ragazza bellissima, ricorda Col angelo.Da quella ragazza Antonio ha avuto tre figli che oramai ad Avigliano non tornano più, la mamma, dice la cugina, non sta molto bene e i figli oramai vanno avanti con le loro vite ma il passato, quel doloroso passato, spezza continuamente il naturale trascorrere dei giorni.