«Una battaglia di giustizia». L'associazione Accussì stess descrive in questo modo la decisione di non fare, neppure in una data successiva come proposto dal sindaco, l'evento saltato. «Siamo determinati - dichiarano - a dimostrare che ci è stato negato il diritto di svolgere una manifestazione perfettamente legittima». Non ci stanno a passare per quelli che non hanno fatto le cose in regola. Loro, dichiarano, le autorizzazioni le hanno consegnate. Dove ci sia stato l'inghippo rimane l'arcano. Anche perché i ragazzi avevano rinunciato, in extremis, anche alla somministrazione di cibo e bevande, ma pare sia spuntata una mancata autorizzazione di occupazione di suolo pubblico. Possibile per un evento inserito nel cartellone dell'estate aviglianese? Il sindaco dichiara di no, in quanto a monte c'era un'autorizzazione in questo senso. «Ho in programma di convocare il comandante dei vigili urbani e il maresciallo dei carabinieri - afferma - per capire meglio sia questa questione che quella di un'ordinanza, che non esiste, che ha fatto chiudere a mezzanotte i battenti alla manifestazione "Memorie del sottosuolo" dell'Arci». Vicende non proprio lineari. Sulle quali non è scritta la parola fine, ma alle quali l'assessore Anna D'Andrea cerca di metter argini. «Le accuse rivolteci di aver fatto pasticci e confusioni sono infondate in quanto essi si creano quando non esistono regole chiare e documenti pubblicati. Noi, proprio per non prendere decisioni arbitrarie, abbiamo concertato con le associazioni e gli uffici competenti un percorso ben definito, in cui si delineavano gli adempimenti e le procedure da seguire e il supporto logistico è stato garantito in egual misura a tutte le associazioni del centro e delle frazioni». Eppure a nulla è bastato. E le problematiche sono esplose dirompenti.