PENSIONATO TRUFFATO DA TELETU
Il telefono squilla e alla risposta, una persona che non si qualifica, chiede all'utente conferma della sua identità e data di nascita. All'ulteriore richiesta di fornire il proprio codice fiscale, però, l'uomo si insospettisce e dopo aver chiesto spiegazioni, che non arrivano, chiude la comunicazione. Iniziano così le traversie di Benito Mazzone, pensionato 79enne residente in contrada Marrucaro a Potenza, con la sua linea telefonica. Dopo qualche giorno, siamo nel novembre 2009, il suo telefono risulta muto. Prontamente l'uomo, sottoposto a ossigenoterapia domiciliare, che vive solo con la moglie, sofferente di cuore, chiama il 187 e chiede spiegazioni. Per tutta risposta l'operatore gli dice che il suo numero non risulta essere più sotto dominio Telecom, ma è passato a Teletu. Mazzone si opera subito per ripristinare la sua vecchia linea e scrive alla compagnia del gruppo Opitel per cessare un rapporto attivato ma mai richiesto. Dopo numerose telefonate e reclami scritti, riesce a ripristinare, a distanza di un mese, la linea Telecom, anche se, dopo 50 anni, deve cambiare il numero che tutti, parenti, amici, ma anche l'Ospedale e la Farmacia dell'Azienda Sanitaria, conoscono per rintracciarli. «Ho deciso a quel punto - racconta Mazzone - di rivolgermi al Movimento consumatori di Potenza e fare causa per il danno subito e per la frode che mi era stata fatta». Si scopre, così, che esiste una registrazione telefonica di accettazione del servizio, ma il giudice di pace di Avigliano accerta che i dati forniti dal sedicente Benito Mazzone nella stessa non corrispondono: manca il secondo nome di battesimo, è sbagliato l'anno di nascita e lo stesso codice fiscale è stato, malamente, calcolato sui dati non veritieri. Accertato ciò, il giudice ha condannato (la sentenza, di dicembre 2012, è passata in giudicato in quanto la Teletu non ha presentato ricorso) la compagnia telefonica al risarcimento del danno di 2.500? in favore del pensionato, «per lesione di diritti costituzionalmente e comunitariamente protetti, per indebita intromissione nella sfera privata e lesione del diritto all'autodeterminazione dei servizio dei beni e dei servizi in uso» e al pagamento di tutte le spese processuali. «Che uno dei più importanti operatori telefonici nazionali - dice l'avvocato Domenico Salvatore che ha seguito la causa - abbia prodotto in giudizio, come confermato da una sentenza, una registrazione falsa, è un fatto estremamente grave. Abbiamo deciso, quindi, di fare anche una denuncia dell'accaduto alla Procura della Repubblica affinché accerti le responsabilità a livello penale». «Purtroppo - conclude il legale - come mi ha confermato in questi giorni il Corecom (ente presso il quale deve avvenire un primo tentativo di conciliazione), c'è un aumento esponenziale di episodi. E' appena venuta da me una donna la cui utenza telefonica è stata cambiata, tramite registrazione telefonica, dal marito. L'uomo, però, è deceduto da anni».