AVIGLIANO - “Tutti gli utenti delle frazioni di Avigliano che dal 1998 pagano per le spese di depurazione dell’acqua possono chiedere, come avevamo già sostenuto, il rimborso di quanto fino ad oggi versato poiché il servizio non è mai stato erogato prima dal Comune e poi dall’Acquedotto Lucano”. A dirlo, in un manifesto che è stato affisso ad Avigliano e nelle frazioni, gli esponenti del Coordinamento Cittadino del PdL. La questione nasce dalla mancata depurazione delle acque in molte frazioni di Avigliano cui dovrebbe provvedere Acquedotto Lucano, e che invece non sono eseguite da nessuno. “La situazione è grave per le notevoli conseguenze ambientali. Le fogne delle abitazioni versano in fosse settiche comunali che però mancando di adeguata manutenzione finiscono per riversare i liquami direttamente nei fiumi o nei campi, uno stato di cose già denunciato dalla nostra formazione politica nel 2006, ma senza avere ad oggi ricevuto risposta. Il Comune non provvede alla necessaria manutenzione perché ritiene che spetti all’Acquedotto, quest’ultimo crede che non rientri tra i suoi compiti, circoscrivibili alla sola alla manutenzione del depuratore, ed i cittadini assistono ad un inutile gioco a rimpiattino a loro discapito”. Osservano i componenti del Coordinamento Cittadino del PdL, i quali tra l’altro sottolineano che l’importo addebitato in bolletta, a tutti gli aviglianesi residenti delle frazioni, per le spese di depurazione delle acque, rappresenti un abuso poiché, si legge nel manifesto, si riscuote una somma per un servizio non effettuato su tutto il territorio. “Nel 2007 fu presentata una richiesta affinché la somma per la depurazione delle acque fosse scorporata dalla bolletta, ma non fu accolta. Essa era legittimata dallo stato dei fatti come dimostra una recente sentenza della Corte Costituzionale (n. 335 del 10/10/2008), la quale stabilisce che i cittadini non sono tenuti a pagare il canone per la depurazione se gli impianti sono inattivi, pertanto gli abitanti delle frazioni possono far valere il loro diritto al rimborso. Affermare oggi –concludono - di avere avuto ragione nel dire loro di non pagare un servizio non ricevuto è una magra e tardiva consolazione, appare paradossale che ci sia voluta una pronuncia ufficiale della Corte Costituzionale per dare fondamento ad una verità per noi ovvia. Nel mentre l’Amministrazione Comunale, come al solito, è rimasta sempre in silenzio, senza porre in essere alcuna azione concreta a tutela degli interessi legittimi della comunità”.