AVIGLIANO – La politica non è un affare per soli uomini. Le donne di Avigliano che fanno politica nel Pd hanno voluto rimarcare questo concetto. E in un certo senso ci sono riuscite a dimostrare che loro, con un documento denso di buoni propositi, le idee chiare ce l’hanno. Eccome.A sentire i propositi di “chiarezza e trasparenza” enunciati nell’assemblea pubblica dell’otto marzo e a veder sancire “le primarie come metodo per eleggere non solo i segretari ma anche i candidati al comune, alla provincia e alla regione” si capisce che le donne democratiche di Avigliano non ci stanno ai poteri precostituiti e vogliono ripartire dal basso per rilanciare “l’idea di riformismo di centrosinistra”.Antonietta Lucia, del coordinamento cittadino, lo dice a chiare lettere: “Avigliano non è un piccolo paese della Basilicata e il Pd ha una maggioranza bulgara. Ci dovranno sentire anche ai livelli regionali”. È chiaro il riferimento alle prossime elezioni e alle scelte dei candidati. È intuibile il riferimento a presunte intese di candidature tra maggiorenti del partito. Sono solo voci, ma ricorrenti, quelle che danno Angelo Vito Sabia nuovamente candidato alla Provincia e Vito Summa in lizza per la candidatura a sindaco di Avigliano.Nel dibattito di domenica sera si fanno solo i nomi dei personaggi dell’Antologia di Spoon River, recitata a fasi alterne dal coordinatore cittadino Nicola Pace, dalla poetessa Mara Sabia, dall’artista Anna Giordano con sottofondo musicale di Pietro Santarsiero. Nomi di politici non se ne fanno. Ma Vito Summa, presente in sala, si smarca e invoca le primarie per le elezioni dei candidati “anche nei livelli istituzionali”. Erano state le donne a incalzare un cambiamento di rotta. Si cominci a portare il partito nelle piazze, aveva esordito Donatina Coviello, e si torni a discutere nelle assemblee pubbliche, le aveva fatto eco Giulia Tolla. Intanto le donne del Pd suonavano la carica con Anna D’Andrea che annunciava l’insediamento della Conferenza territoriale permanente e con Lucia Rosaria Mecca che invocava “chiarezza e trasparenza” nelle scelte future. Tra gli uomini, gli interventi appassionati di Donato Coviello, Gerardo Coviello e Mimì Salvatore a saldare un ponte ideale tra vecchia e nuova classe dirigente. Tra le lamentele, quelle del segretario regionale della Fiamma Tricolore, Vincenzo Mancusi, che si chiedeva perché mai un partito che si definisce democratico togliesse la parola a un ospite.