La madonna del Carmine, festa principale per gli aviglianesi di tutto il mondo, ha sempre coniugato il carattere sacro con quello “popolare” e “profano”. Questo anno si sono riproposti gli antichi giochi della tradizione popolare, che un tempo, anche recente erano un momento di svago e partecipazione collettiva. Un ritorno ai giochi del passato, quando non esistevano le giostre o le attuali play station e nitendo, erano l’occasione per socializzare e mettere in mostra abilità, destrezza e forza. Un tuffo al passato con lo spirito del presente, anzi del futuro perché i partecipanti erano tutti giovanissimi. In piazza Gianturco, sonno lo sguardo vigile di Donatella Verrastro del comitato organizzatore, giochi con palloncini, telefoni senza filo e poi le pignate.Vasi di creta appesi ad una fune, pieni di dolci, caramelle e biglietti che danno diritto ad un premio. Una mosca cieca dove il partecipante bendato, viene accompagnato verso il bersaglio per prendere le misure, deve riuscire a colpire, massimo tre tentativi, con un bastone l’orcio e romperlo per ritirare il premio. Un gioco di abilità, dove il senso dell’orientamento e la determinazione sono fondamentali per la riuscita.Poi la gara di tiro alla fune, dove i piccoli “Ercole” si sono battuti allo stremo. Una graziosa iniziativa del nuovo comitato, sperando che nei prossimi anni siano riproposti quei giochi dal gusto antico ma adatti ad una festa popolare come la corsa dei cerchi, albero della cuccagna, corsa con i sacchi e soprattutto la “mazza a piccula” gioco di destrezza che consiste nel colpire un piccolo oggetto di legno “la piccula”con un bastone “la mazza”, il principale gioco per secoli di generazioni aviglianesi.