LA CITTÀ DEL SOLE

02/09/2014
UTOPIA PROVINCIALE: DELY VALDES E IL CAGLIARI 1993/94
 
Un susseguirsi di spiaggie spezzate qua e là dalla vegetazione disarticolata della foresta pluviale. Acque diafane e cristalline dove planano acrobaticamente tucani e colibrì. Territorio selvaggio, inaccessibile, dominato dalle pareti silenziose della Fortezza di San Lorenzo e marcato dalle cicatrici spagnole dei conquistadores e dal passaggio non troppo amichevole di Francis Drake e dei suoi galeoni. Luogo dove non è difficile incrociare i congos e scambiare quattro chiacchiere in creolo, e dove se siete amanti del birdwatching e delle escursioni litoranee in treno potete coccolare tutte le vostre passioni. Piccolo spaccato di Colòn, isola di Manzillo, Panamà. Grembo, patria e casa di Dely Valdes, indimenticato e indimenticabile attaccante del Cagliari anni 90'. Espressione perennemente corrucciata e collanina al collo Dely sbarca in Sardegna nell’estate del 1993. La missione da perseguire è ardua: riuscire a sostituire negli occhi e nelle menti dei tifosi isolani le gesta artistiche di Enzo Francescoli, totem dei sardi emigrato verso altri lidi al termine della stagione precedente. Stagione precedente culminata in pompa magna con un lusinghiero sesto posto grazie al quale gli isolani avevano acquisito la possibilità di giocarsi le proprie carte nell’edizione della Coppa Uefa dell’anno successivo.
La stagione del debutto europeo non era però iniziata sotto i migliori auspici: oltre a Francescoli aveva lasciato l’isola anche Carlo Mazzone. A sostituire il Carletto nazionale era arrivato sull’isola Bruno Giorgi. Allenatore capace e sensibile, amava agire in punta di piedi. Schivo e riservato aveva un modus operandi lontano anni luce da quello del suo predecessore. Nemmeno il tempo di plasmare la squadra dopo la rivoluzione estiva e subito a chiudere le valigie destinazione Bucarest. Avversario la Dinamo: squadra ricca di giovani e fedele alla tradizione calcistica di quello spicchio di mondo. La ribalta mediatica non giova al Cagliari che esce sconfitto per 3-2. Nel ritorno al Sant’Elia però la compagine isolana si riscatta con un secco 2-0 firmato dal rigore del veterano Matteoli, califfo del centrocampo con all’attivo qualche apparizione in azzurro, e da una rete di Lulù Oliveira, attaccante brasiliano naturalizzato belga.
Al turno successivo l’urna europea riserva il Trabzonspor. All’andata in Turchia il Trabzonspor approfitta della bolgia per portarsi in vantaggio. Il Cagliari non si fa prendere dalla frenesia, è sagace nel limitare i danni e al 90' colpisce con Dely Valdes. Rete dal valore inestimabile che consente al Cagliari di portare a casa un prezioso 1-1. Al ritorno in Sardegna basta un pareggio a reti bianche, in una partita non certamente ricordata con toni elegiaci dagli amanti del bel calcio, per strappare il biglietto per gli ottavi.
Negli ottavi di finale il Cagliari trova una vecchia conoscenza del calcio italiano, quel Malines che pochi anni prima era stato il boia dell’Atalanta in Coppa delle Coppe. Senso di patriottico revanscismo e voglia di stupire fanno si che il Cagliari si impone sia all’andata che al ritorno. In suolo fiammingo finisce con un perentorio 3-1 frutto delle reti di Matteoli, Pusceddu e Oliveira, mentre nel fortino di casa la compagine fiamminga viene regolata dalle marcature di Firicano e Allegri.
ano i tempi del dominio italiano in Europa. I derby italici in Europa non erano chimere, ma la semplice evoluzione logica di un tabellone continentale tappezzato e monopolizzato dalle nostre compagini. Si arrivò così all’inevitabile scontro fratricida con la Juventus di Baggio e Trapattoni. In Sardegna preparano un clima da tregenda per accogliere la Juventus. Giorgi annuncia il catenaccio e la marcatura ad uomo. Promesse mantenute sia dai tifosi che dall’allenatore. Il Cagliari scende in campo con un atteggiamento ultradifensivo: squadra arroccata al limite dell’area e Marco Sanna a francobollare Baggio con una marcatura asfissiante ai limiti del regolamento. La partita è scorbutica, priva di grandi emozioni, ma al 60' ci pensa Dely Valdes a far sbizzarrire le ugole dei tifosi sardi. Nessuno emulerà il buon Dely fino al fischio finale di match. 1-0 e ambizioni in orbita. Buon viatico per la sfida di ritorno, ma non un risultato su cui fare troppo affidamento. Si va a Torino. E’ il 15/03/1994 e la Vecchia Signora impiega una ventina di minuti per pareggiare il conto con Dino Baggio. Il Cagliari però non risente più di tanto della botta psicologica, rimane compatto, non si disunisce e al 33' Firicano riagguanta la Juve. Nel finale di tempo l’espulsione del centrale tedesco Jurgen Kholer sembra agevolare il Cagliari, ma dopo pochi giri di lancette nella ripresa l’arbitro polacco Wojcik decreta un discutibile calcio di rigore in favore dei bianconeri. Dal dischetto però Baggio si fa ipnotizzare da Fiori e calcia sul palo. E’ arrivato anche l’endorsement del destino. Il Cagliari sente l’odore della semifinale e con Oliveira al 61' sferra il colpo di grazia alle residue velleità di rimonta bianconere.
L’impresa è compiuta, gli isolani sono in semifinale dove incontreranno un’altra compagine italiana: l’Inter. Nonostante sia in crisi di risultati in campionato, l’Inter è un avversario sempre pericoloso. E cosi è. Al Sant’Elia, nella gara d’andata si presenta un Inter bramosa di regalarsi qualche gioia almeno in coppa. La Beneamata parte subito col vento in poppa e dopo pochi minuti Fontolan gela il numeroso pubblico accorso al Sant’Elia per l’appuntamento con la storia. Vantaggio fulmineo, subito prontamente pareggiato altrettanto repentinamente da Oliveira. Nella ripresa sale di nuovo in cattedra la truppa milanese. Il Cagliari sembra accusare lo scotto degli sforzi precedenti e al 60' Ruben Sousa costringe i sardi a capitolare per la seconda volta. Giorgi allora pesca dalla panchina Totò Criniti. Scelta saggia perchè il ragazzo dopo pochi minuti dal suo ingresso in campo trova la rete del nuovo pareggio. E’ Finita? Macchè, Pippo Pancaro, altro giovane virgulto subentrato dalla panchina, trova la rete dell’incredibile sorpasso isolano. Cagliari 3, Inter 2 è questo il risultato finale da difendere dagli assalti nerazzurri nella gara di ritorno. A San Siro la truppa nerazzurra capitanata dal tandem tulipano Begkamp-Jonk coventrizza il Cagliari per tutto l’arco dei novanta minuti. Dopo una mezzora abbondante il Cagliari è già costretto ad alzare bandiera bianca. Alla fine sarà 3-0. Il trofeo andrà all’Inter, che lo strapperà in finale agli austriaci del Salisburgo. Scolpita nella memoria però l’impresa del Cagliari di Giorgi, l’allenatore gentiluomo capace col suo afflato sanguigno con la squadra di far rivivere i fasti del grande Cagliari di Gigi Riva.
 
a cura di Lacerenza Vincenzo
fonte aviglianonline.eu