LA CULTURA DEI LUOGHI E DELLE PERSONE

25/07/2014
LA VOCE CHE SCOMPONE IL BUIO
 
La Voce che scompone il buio non è solo una poesia della nota scrittrice lucana Anna Rivelli ma è il titolo di una mostra dell'artista Giovanni Cafarelli. Si tratta di una collettiva itinerante, approdata lo scorso ottobre nel Chiostro del Comune di Avigliano per iniziativa dell'Unitre, che culminerà il suo tragitto il prossimo 18 ottobre nel suggestivo panorama storico-archeologico di Grumento Nova, in occasione della cerimonia di consegna dei premi per la sezione di Saggistica Storica Lucana della XLIII Edizione del Premio Letterario Basilicata. Le opere sono intrise dei colori e della matericità della nostra terra, nei loro stessi titoli sono ricche di echi letterari che spaziano da Bodini alla Bibbia, da Leopardi a Dante, e costituiscono il punto di arrivo di un percorso artistico intenso volto a trovare un momento di incontro tra l'uomo e l'artista, tra il finito e l'infinito. Cafarelli ha alle spalle una maturità artistica di oltre quarant'anni; un percorso mai interrotto ma il più delle volte intersecato con la sua particolare passione e predisposizione di operatore culturale. Formatosi fuori dai confini lucani, ha scelto di rientrare in Basilicata per rinsaldare il rapporto con la propria terra. Tale scelta non solo è stata convinta, ma ha anche portato Cafarelli a fondare nel 1982, insieme a Marco Santoro e Felice Lovisco, l'Associazione Arti Visive che diventa da subito uno degli eventi culturali più avanzati e mai realizzati in Basilicata dopo il sisma dell'ottanta. Negli stessi anni fonda la rivista Perimetro che favorisce l'interscambio tra la realtà artistica lucana e quella nazionale.
"Nella pittura di Cafarelli - afferma Anna Rivelli - è sempre sottinteso il paesaggio lucano nella sua cromaticità e matericità cupa e profonda. Il titolo della mostra non è altro che il dialogo tra il "Cafarelli uomo", che interroga l'esistenza, e il "Cafarelli artista" che grazie a una positività innata riesce a fare sintesi di queste domande. Così il finito e l'infinito si intersecano e si confondono l'uno nell'altro, fino a non distinguersi più. C'è un forte desiderio di annullarsi e identificarsi con tutto ciò che non è finito." Le opere, infatti, sono a forma di cerchio e quadrato; il quadrato rimanda alla terra e a tutto ciò che è finito, mentre, il cerchio è simbolicamente riconducibile al cielo, all'astratto. Concreto e astratto convivono armonicamente, arte e letteratura combaciano, uomo e arte si incontrano all'infinito e l'uno completa l'altra. "La qualità delle opere è elevata - dice la poetessa Mara Sabia - quella di Cafarelli è una figura artistica molto interessante e peculiare. Ciò che più mi colpisce è l'inespresso delle rappresentazioni pittoriche. Questa particolare maniera di esprimersi è funzionale al completamento del pubblico."
Le forme artistiche si compiono nella sola fruizione e lasciano spazio alla libera e singolare opinione del visitatore. "Noi facciamo solo opere incompiute - dice Cafarelli ogni opera d'arte nasce da un moto interiore dell'animo e ciascuno può e deve liberamente interpretare ciò che vede". "L'arte deve servire a fa riflettere e a far pensare - conclude Anna Rivelli - la voce di ogni artista è quella voce capace di scomporre il buio dell'esistenza fino ad annullarla."
 
a cura di Angela Salvatore
fonte aviglianonline.eu