DAL 1976, QUASI QUARANTA ANNI DI PALLAVOLO AD AVIGLIANO: UN GRAZIE A FRANCO STOLFI E A MARIELLA SABIA
Molti di noi, del 1976, ricorderanno che fu un anno eccezionalmente generoso come pochi. Per molti altri, invece, il 1976 sarà stato un anno qualsiasi: trascorso ed archiviato. Per me è stato un anno importante. Ne prendo coscienza oggi, facendo mente locale. Tra gli eventi che più ricordo di quel anno, dopo aver scandagliato alla meglio il mio “Continente Memoria”, emergono, in fila, quello straordinario capolavoro di Kubrik, “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, che si vide assegnare l’Oscar, avendo la meglio su di un film del calibro di “Quel pomeriggio di un giorno da cani”. Di quell’anno è la fondazione della Apple, grazie a due giovani sconosciuti; l’editoria italiana propone un nuovo quotidiano, “La Repubblica”, che avrebbe contribuito a disegnare un nuovo costume di italianità. L’On. Tina Anselmi sarebbe stata nominata Ministro (la prima donna della storia repubblicana a ricoprire questo ruolo - tempi lontani da quelli di allora avrebbero visto ricoprire lo stesso ruolo, affidandolo alle varie Carfagna, Gelmini, Boschi, Madia…). Le note di Hotel California, degli Eagles e quelle di “Don't make me wait too long” di Barry White, segneranno l’etere, rinvigorendo i teenager nel loro comune sentire l’amore adolescenziale, esattamente come seppero farlo i nostrani e mitici Phoo, con il brano “Linda” o il grandissimo Lucio Battisti con “Ancora tu”. Una sentenza della Corte Costituzionale sancisce la liberalizzazione dell’etere: è l’anno delle Radio Libere ed Eugenio Finardi ce lo ricorda col suo pezzo più famoso “La Radio”. L’Italia conosce Seveso e la paura dell’inquinamento. Accade il Terremoto del 6 maggio in Friuli Venezia Giulia; ci sono le Olimpiadi di Montreal, muore Mao Tze-tung, e, dulcis in fundo, io, insieme ad altri 318 giovanissimi aviglianesi, proprio in quell’anno avremmo festeggiato i 15 anni! In quello che fu il 1976, come si è visto, successe un poco tutto: apprezzabile o meno. L’amico Gero Valvano, qualche giorno fa, anticipandomi della sua intenzione di festeggiare una bella ricorrenza, mi ha ricordato che l’Avigliano sportiva del 1976, vide un piccolo gruppo di giovani (giusto 10) coagularsi e giocare a Pallavolo, grazie a Franco Stolfi (Direttore Tecnico e Sportivo ed irreprensibile organizzatore) ed a Mariella Sabia (Allenatrice). A queste due straordinarie figure va il merito di aver costituito la prima squadra di questo sport, nuovo per gli aviglianesi, che negli anni a venire sarebbe diventata organizzazione più efficiente e competitiva perfino con le squadre della città capoluogo: Potenza. A loro due, a Franco ed a Mariella, che ci organizzarono, seguendoci con convinta dedizione, affrontando e risolvendo molti aspetti, va tutto il merito. Teodosio Pisani (alzatore, dal tocco magico ), Donato Abate, Angelo Rosa, Paolo Lorusso, Carmine Marino, Donato Santarsiero, Gero Valvano (potente schiacciatore), Donato Claps (avevo la maglia 10), Domenico Mancusi, Leonardo Carriero: il Team. Scrivendo, sono qui, che li vedo, li sento, i miei compagni. Tutti disciplinati. Tutti intendi a seguire le indicazioni di Franco e Mariella, a seguire gli allenamenti senza il conforto della doccia, con l’onere di tenere pulita la divisa, e senza lamentarsi di alcun che, ma tutti felici, inconsapevoli che saremmo entrati nella Storia sportiva di Avigliano: la nostra città, di cui si andava orgogliosi, essendocene ancora motivo! Eccoli qui, i sapori di quei pomeriggi, trascorsi ad allenarci nella Palestra del Carcere Minorile. Li avverto permearmi sin anche nelle durezze che il tempo ci destina. Luci, voci, passione, dedizione, sacrificio, amicizia, voglia di esserci, rispetto e molto altro ancora, sono adesso qui, tornati da me, che si riannodano come fili nell’ordito e man mano rivedo l’esistenza avanzare nella sua trama. Quei suoni fantastici: i suggerimenti strategici di Mariella con le sue raccomandazioni dal tono gentile, riverberano di più, meglio che “La Radio” di Finardi. Le paternali, gli ammonimenti dell’ottimo Franco, si affastellano ordinati come variopinti mattoncini lego… Grazie. Grazie a voi due, perché fu in quel lontano 1976 che decideste di offrici del vostro tempo, della vostra considerazione, del vostro esempio. Grazie di aver partecipato così, alla nostra crescita e per il bene comune.