'DA AVIGLIANO SCALO AL COMUNE DI MILANO' DI VITO FIORELLINI: CONSIDERAZIONI E RIFLESSIONI
Per niente facili uomini così poco allineati... cantava Ivano Fossati, cantautore della scuola genovese, come De Andrè, Lauzi, Conte, Tenco. Era il 1983. Dio. Sembra ieri! Allora, forse perché l'edonismo reganiano non aveva ancora preso piede, e la Milano da bere, più di una efficace espressione giornalistica, era ai suoi primi vagiti, esistevano i cantautori: una sorta di intellettuali “alla buona”, invisi a quegli altri autentici, molto snob, assidui frequentatori di Caffè Letterari. É la Milano di quegli anni, che plasticizza il rampantismo che mira al potere. Il Partito Socialista Italiano, cede al suo nuovo segretario la sua genesi e si metamorfizza. Meglio, molto meglio i cantautori. Le loro canzoni, ancora resistono con il loro temi i più disparati e di grande rilevanza politico e sociale. Quando non erano giovani amori a nascere, le loro canzoni, influenzate prima dalla musica francese, più intimista e sentimentale, poi da quella americana, sollecitavano discussioni e stimolavano dibattiti. Georges Brassens, Bob Dylan, Leonard Cohen, erano nel cuore e nella testa di molti di noi. Poi, proprio come sa fare la Storia, le cose iniziano a mutare. É la fine di quella magnifica stagione di formazione intima che furono gli anni '70. Esplode l'individualismo. Inizia un nuovo decennio, un “Nuovo Mondo”, vengono giù i muri - limiti fisici -, eretti per disciplinare non solo molte libertà individuali, ma anche quella del Capitalismo: ancora in equilibrio antitetico col Socialismo Reale, che, però, se non sopraffatto, viene fortemente ridimensionato, e, si trasforma come accadde nella Cina, non più di Mao, o in quelle che si chiamarono l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Solo Cuba resiste, nonostante le “incursioni” di ben due Vicari di Cristo. La chiameranno Globalizzazione, ma non ha nulla a che fare con l'idea di un mondo globale in Pace, senza frontiere, come immaginavano gli Hippie, anzi ne è l'esatto contrario. É il modo per indicare che c'è un nuovo Mercato, retto da regole non scritte che guardano, con cinica spregiudicatezza, solo al profitto, eleggendo pochi carnefici e stabilendo per tutti gli altri il ruolo di vittima/carnefice. Il numero dei poveri, contrariamente a quello che dicono i politici, aumenterà esponenzialmente; si genererà ricchezza distinta, concentrata in pochi, anche grazie allo sfruttamento impietoso di risorse naturali. Interi ecosistemi spariranno sotto gli occhi attoniti di impotenti organismi mondiali di tutela ambientale, fermandosi alla soglia della denuncia. Lo chiameranno liberismo. Muta perfino parte della genetica umana. Non c'è più il dorso nudo di Tarzan, la foresta di grattacieli non ha liane, ma Uomini-Squalo, in giacca e cravatta, alle prese con sempre nuovi algoritmi. É la finanza: dentro, o fuori! Per me, è quello che si chiama il travaglio della coscienza, che prende quando si è consapevoli di aver comunque scavato per cercare nuove conoscenze, e all'improvviso si lascia rivelare come un inutile attardarsi in ragionamenti sofistici. Una scelta. É così che, ignorante, resti: coerente e demodè con la tua dimensione di intelligenza a cui non vuoi togliere la voce, poiché ancora confidi nella pacificazione tra coscienza e ragione. Non è facile restare in silenzio! Ancor di più quando, invitati, si partecipa ad un momento di celebrazione culturale: la presentazione di una fatica letteraria. Un libro. Esattamente configurato come un libro: ha la copertina, il titolo, la casa editrice, le pagine e il suo autore, e anche diversi presentatori. La cornice di scena non poteva che essere una Biblioteca: tempio per antonomasia del sapere; dove tutto, anche la sua aria ha il sacro sapore della conoscenza.
"Da Avigliano Scalo al Comune di Milano", questo il titolo che l'Avv. Vito Fiorellini, ha voluto imprimere sulla copertina del suo lavoro, per la verità, molto assonante con un altro libro, dal titolo Grazie, Iso. Dall'Ossola a Palazzo Marino a Montecitorio, scritto a più mani, in onore del socialista Aldo Aniasi, Partigiano, Amministratore e Ministro della Repubblica, oltre che “mentore post mortem” di Vito Fiorellini, nella sua esperienza di amministratore del Comune di Milano. Un appuntamento culturale dovuto. L'autore è Socio Onorario della Società di Mutuo Soccorso fra gli Operai di Avigliano, e il suo Presidente, Andrea Genovese, nello spirito del dettato statutario, ha disposto perché se ne curasse cerimonia e logistica. Il testo, a mio parere, sconta, ma solo in apparenza, magari pure perché sbaglio, una sorta di sovrabbondanza del profilo celebrativo del suo autore, che, con la preziosa scrittura d'altri tempi, delizia la lettura e stabilisce, con un carattere, la narrazione di simpatici aneddoti: la sua esperienza meneghina a Palazzo Marino. Una bella serata, consumata all'insegna del piacevole scorrere del tempo, con punte di distinto folklore, a comprova della differenziazione del tipo "aviglianese", il quale riesce ad essere perfino il contrario di se stesso; proprio come accadrebbe a chiunque di altra “etnia”, dappertutto. Dunque, serata vivace ed interessante, al netto della mancata occasione di andare oltre le circostanze di rito, e, trattare temi di rilevante importanza storica, che furono propri di quei complessi, difficili e terribili anni. Ci avrebbe senz'altro illuminato il contributo del Senatore Domenico Pittella, al Tavolo di Presidenza, che, da autentico gentiluomo attento alla forma, non ha voluto distinguere il taglio impresso alla serata. Anni che l'autore fraziona, scegliendo di riferirli con malia attraverso la sua esperienza milanese a Palazzo Marino, prima da dirigente, quindi da amministratore. Meglio, molto meglio rimanere attardati nella suggestione narrativa, che tacere del tutto.