OLTRE LA NOTTE - POESIE DI CARMEN LUCIA
La Sala Consiliare Comunale, senza rinunciare alla sua sacralità, smise la sua veste è divenne “Luogo insolito”, allestito per celebrare la Poesia. Era stato trasformato tutto. Perfino noi. Perfino Carmen, che con i “suoi” Canti d’Amore ci rivelò la sua dimensione di Poeta, prima sconosciuta. Raccolti in un elegante volumetto agile e dalla grafica sobria, i Canti, complice il sottofondo musicale, rifrangevano il respiro di ciascuno di noi… Accadeva in quella sera, in un lontano dicembre aviglianese: era il 2004!
Di oggi, una raccolta di 40 poesie edite da Altrimedia Edizioni di Matera - Collada i poeti, “Oltre la Notte”. Un dono che l’autrice, Carmen LUCIA, ha fatto a me e a mia moglie Margherita il giorno della celebrazione della giornata mondiale della Poesia di quest’anno. Ricevere o donare un libro, per quanto possa apparire scontato dirlo, è onorevole. Lo è ancor di più se di Poesia e, in crescendo, se il Poeta è una persona che conosci, che stimi, che apprezzi distinguendone doti, dimensione e qualità. E a Carmen queste entità vanno riconosciute tutte.
Un bell’ “oggetto” dalla particolare raffinatezza grafica. Una chicca, il versamento del colore oro che irrora la “O”, la cui perimetrazione non circoscritta è un varco aperto per la rimanente campitura del titolo. Interessante anche la scelta di inserire in copertina un filigranato campo arabescato, quasi fosse un elemento ponte, un mediatore tra il cielo, che fonde le nuvole nel cangiante cremisi e l’osservatore del paesaggio, quando ancora non è “lettore”. La scelta della gradazione di luce ritratta, adagiandosi alla tua sensibilità, ti colloca, al Tramonto, di Notte, o, come preferisco immaginare, all’Alba: «Allora vedremo la goccia di luce nascosta nel cuore vivo di tutte le cose, vedremo un germoglio di luce spuntare e arrampicarsi in noi.» - AVVENIRE del 22.2.2018 -, ma, riconosco, questa è lettura di parte.
OLTRE LA NOTTE, col suo moto sotteso, quindi, non è il titolo di quel recente film franco-tedesco che parla di terrorismo islamico, di integrazione e del crescente e pericoloso proselitismo sovranista di stampo nazifascista, ma una raccolta di Versi. Versi che risuonano anche in Melodie Stonate: porzione della “danzatrice goffa, (…) Musicista che armonizza arie/che non si attendeva/di suonare.”, e mi sento parte di un modo di essere, di volersi e di sapersi pronunciare evidenziandosi come solo i poeti sanno fare, “scegliendo” parole di carattere, che smettono la precipua proprietà a favore dell’universalità. È il Grido del Poeta, che Carmen lascia riverberare nel testo Il Teatro della Vita? Magari, e perché no, potrebbe essere quel giorno di «Un mondo che non può essere migliore.», come titola la raccolta di poesie scelte dell’americano Ashbery
Inutile rispondersi, anzi dissacrante cercare di farlo.
Quindi nessuna risposta, solamente gratitudine per Carmen e per il viaggio che ci suggerisce di intraprendere con la sua Poesia; anch’essa tra gli «Oggetti estetici ardui e sfuggenti ma assolutamente affascinanti.». Certamente un viaggio. E qui, ancora ritorna il lavoro grafico, che, indicando segmenti tra i differenti punti focali, sembra voler anticipare i termini del suo contenuto: la traccia di una traiettoria, che Carmen rivela in pienezza, pronunciando questi suoi 40 carmi.
“Se fossero fiumi i versi”. Visionarietà pura. L'iperbole coglie nel segno e le parole avanzano incessanti. Anche per Carmen, come per Nika Turbina «La parola non finge ma si schianta sulla pagina per svegliare quell’inquietudine dentro la quale si nasconde la verità» (N. Vacca - Vite colme di versi.).
Una, un’altra, e ancora e ancora… Eccole qui, adesso, trasformate in artefici di in un esercito tambureggiante che incede impavido, e poi, più in là, spinte, sino a prendere un nuova forma sinuosa: mutevole di un otre che cede la sua materia. Parole ora soffiate, ora alitate, che divengono magnifiche messi ondeggianti; fregi su di una improbabile lorica…
Dimensioni geometriche plastiche tese, come la corda dell’arco di un nuovo Ulisse, per esorcizzarne e scongiurarne l’imprendibilità.
Corpi disposti in serto; torna il moto nella circolarità vincente di una materia aspra, spigolosa, acuminata, prima che il “miracolo” del poeta la processasse al lavorio della sua acqua e il suo pelo - ora uno spazio indistinguibile - trasformarsi in un drappo luccicante, di cui non è dato palpare la morbidezza delle sue chiassose volute, ma avvertirle intuendole, quello sì! C’è di tutto in un fiume. C'è il luogo. Quel luogo per raggiungere Kurtz; il viaggio dall’Essere, promosso dal poeta, senza rigore logico, a favore della coscienza.
“Quali misteri fra sbiaditi e muti / fantasmi di intelletto palpitano?” suggerisce un percorso parallelo, che chiede di scavalcare la dimensione ordinaria delle parole, ma non è facile. Almeno, non per me. Ci provo, consapevole che non è affatto scontato, per limiti e dimensione, incontrare versi così (incrociati o paralleli che siano), e da essi scorgere immagini: talora sovrapposte, talora distinte, strepitose, magari non nitide, ma esuberanti, assolutamente moderne. Invece… i versi di queste 40 poesie mi danno una mano a farlo.
Quali le motivazioni che inducono il Poeta a scrivere, non tocca a me riferirle. Di lui si dice che si fa strumento in grado di affermare l’identità della società moderna e nello stesso tempo diviene coscienza. Come si è visto, fortunatamente, c’è chi ci aiuta a comprenderle avendone titolo.
Ovviamente per centrare l’obiettivo non c’è manuale che tenga. «La poesia è qualcosa, o qualcuno, che dentro di noi vuole disperatamente essere.» diceva M. Cvetaeva. Anche lei poeta russa come la longeva Anna Achmatova, annunciata da Carmen con versi di “prefazione” alla sua E Dopo. Dove, seduce constatare che i suoi versi sono annunciati da quelli di Achmatova. Dunque, da: “All’inganno delle tue labbra che tradirono,” dell’Achmatova, a “Mi hai calpestato senza pietà”, di Carmen. Una risposta in continuità utilizzando parole senza patina aulica: com'era della Gilda dei Poeti, di cui l'Achmatova era esponente. Quindi, una continuità distinta? L'ammissione esplicita di un punto di riferimento distinguibile? Quello che la Storia insegna è che non c'è processo creativo che non sia influenzato dal contesto culturale in cui ci si colloca; che non c'è opera prescindibile da una precedente.
Però, mi chiedo: Dopo l'orrore provato di fronte al piccolo Aylan, dopo i bombardamenti con ordigni al cloro, di “oggi” in Siria, se e in quale misura la Poesia ha “ancora” senso. «La verità è sempre in pericolo nella vita perché l’uomo non sa scolpire il cuore vivo sulla roccia del divenire». La risposta, dunque, è: Si. Ha senso, ma non basta! La Poesia di per se non è salvifica, ma Denuncia di un vissuto, e, il Poeta, come riferito da Fortini, “avvelena i pozzi, scuote le coscienze e invita a scardinare l'ordine prestabilito”. Per buona sorte di Mnemosine, altrimenti costretta partoriente perpetua, non tutti si è Catullo anziché Saffo; Pozzi anziché Dickinson; Plath anziché Turbina; Montale anziché Bukowski; Luzi anziché Ashbery, ma il mondo ha bisogno di Poeti, magari, e non ce ne voglia la madre delle muse, lo diventassimo tutti, magari per restituirgli rispetto, consapevolezza, amore e innocenza.
Di lei, di Carmen (in nomen omen), non ho dubbi, non c'è da avere dubbi. Carmen, è lei il Poeta! È lei che imprime moto al suo essere; riferisce con le “sue” parole, coi suoi versi, il suo dolore, denuncia la durezza dei tempi senza concedere perdono. Eccole le “sue” parole, incasellate nella libertà della poesia, con l’unica “regola”: sconfinare l’Essere per farlo emergere in rapporto processato in una profonda indagine introspettiva. Per questo motivo, dico che cercare di ridurre la sua Poesia a mera rappresentazione autobiografica (ammesso che questo fosse di per se riduttivo) non renderebbe giustizia al dovere di analisi compiuta che le si deve. Dunque, non solo “un’autoanalisi” ma, piuttosto, la celebrazione del riferire, disponendo di una personalissima lettura e sensibilissima interpretazione dell’Universale, per renderla partecipata senza lo scudo temprato della mediazione, giacché la Poesia non è democratica.
Carmen, non è un rimatore che recita assonanze questuando consensi. Lei incide “Melodie Stonate”. Non mischia le carte per soggiogare l’astante, né arringa per imbonire la folla. Lei è Poeta. É tessitore. Avverte vitale la necessità di relazionarsi col proprio Essere per rinnovarlo e offrircelo con pudico esempio, nella sua, quindi, nella coscienza di chi volesse crederlo.
Grazie Carmen. Hai lasciato che cogliessi instaurato un rapporto saldo tra intimità e parola sino ad elevarla a suono, il cui ritmo è quello perpetuo del “… cuore palpita, inseguendo/pensieri e ricordi lontananti, ...” Ancora grazie, Carmen. Il tuo essere, indomito, senza reità, riesce ad essere perfino crudele. I tuoi versi sono filamenti argentini che sferzano narrando la tensione delle creature prese nel proprio destino.